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Quei lavoratori introvabili nelle regioni d’Italia: «Un’emergenza in crescita ovunque»

19 Agosto 2023 - 10:23 Redazione
lavoratori introvabili rapporto confartigianato 1
lavoratori introvabili rapporto confartigianato 1
Il rapporto Confartigianato: il maggior numero in Trentino Alto Adige, seguono Val d'Aosta e Umbria

L’associazione Confartigianato lancia l’Sos manodopera. Nell’ultimo anno la quota di lavoratori introvabili sul totale delle assunzioni previste è cresciuta. Passando dal 40,3% di luglio 2022 al 47,9% di luglio 2023. Si tratta di «un fenomeno diffuso in tutta Italia e in tutti i settori, da quelli tradizionali alle attività digitali e hi tech». Ma anche di una «emergenza in crescita ovunque. Nell’ultimo anno la quota di lavoratori difficili da trovare è salita di 9,1 punti percentuali nel Mezzogiorno, 6,9 punti nel Centro, 7,4 punti nel Nord Ovest, 6,5 punti nel Nord Est». Le maggiori difficoltà si riscontrano per i tecnici specializzati nella carpenteria metallica (70,5% di personale difficile da trovare), nelle costruzioni (69,9%), nella conduzione di impianti e macchinari (56,6%).

Le cause

Dal rapporto emerge che, tra le cause di difficile reperimento di manodopera, «per il 32,4% dei lavoratori è dovuto alla mancanza di candidati ed il 10,8% all’inadeguata preparazione dei candidati. Per questo, le piccole imprese reagiscono intensificando le collaborazioni con gli istituti tecnici e professionali, l’utilizzo di stage, tirocini, percorsi per le competenze trasversali e l’orientamento. Inoltre, all’aumento delle retribuzioni, affiancano l’offerta di pacchetti di welfare aziendale, flessibilità dell’orario di lavoro, l’utilizzo dello smart working, interventi per migliorare il clima aziendale e il comfort dei luoghi di lavoro».

Le regioni

Il maggior numero di «lavoratori introvabili», per le imprese che cercano manodopera da assumere, è in Trentino-Alto Adige. Che ha il 61,6% del personale di difficile reperimento. Subito dopo ci sono Val d’Aosta e Umbria, seguite da Friuli Venezia Giulia ed Emilia-Romagna. Nel Lazio invece c’è la percentuale più bassa: il 40,8%. La regione è seguita da Campania, Puglia e Sicilia. Ma la scarsità di manodopera è una emergenza «in crescita ovunque». I maggiori aumenti (a luglio, rispetto al luglio del 2022) si sono verificati in Abruzzo (+11,5%), in Calabria (+10,9%), in Liguria (+10,8%), in Puglia (+10,5%).

Il lavoro c’è

Secondo il presidente dell’associazione Marco Granelli «il lavoro c’è, mancano i lavoratori. E, nel frattempo, 1,7 milioni di giovani tra 15 e 29 anni non studia, non si forma, non cerca occupazione». Granelli avverte: «Di questo passo, ci giochiamo il futuro del made in Italy. Ecco perchè – dice – il dibattito su salario minimo e lavoro povero deve allargarsi ad affrontare con urgenza il vero problema del Paese: la creazione di lavoro di qualità». Secondo il leader di Confartigianato «serve un’operazione di politica economica e culturale che avvicini la scuola al mondo del lavoro, per formare i giovani con una riforma del sistema di orientamento scolastico. Bisogna insegnare ai giovani che nell’impresa ci sono opportunità, adeguatamente retribuite, per realizzare il proprio talento, le proprie ambizioni, per costruirsi il futuro».

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