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Nuovo record per lo zero termico, toccata quota 5.328 metri. In cima alla Marmolada registrati 14 gradi

Claudio Tei, meteorologo del Cnr: «Tutti i ghiacciai alpini, a tutte le quote, sono sopra lo zero e la situazione è abbastanza critica»

Mentre il Centro-Nord è alle prese con l’ennesima ondata di calore, nella notte tra domenica 20 e lunedì 21 agosto si è registrato un nuovo record italiano dello zero termico, ossia del dato che indica l’altitudine alla quale la temperatura è di zero gradi Celsius. Alla stazione di radiosondaggio di Novara Cameri, fa sapere ilMeteo.it, lo zero termico ha raggiunto quota 5.328 metri, il valore più alto mai registrato. «Tutti i ghiacciai alpini, a tutte le quote, sono sopra lo zero e la situazione è abbastanza critica», commentava ieri Claudio Tei, ricercatore e meteorologo del Cnr. «I giorni più roventi che prevedono i modelli sono lunedì 21 e martedì 22 agosto con picchi di 38 gradi in alcune città e di anche 10 gradi oltre i valori stagionali sulle Alpi occidentali». Tra le montagne che fanno registrare i dati più impressionanti c’è ancora una volta la Marmolada, dove ieri pomeriggio a Punta Penia (3.343 metri di altitudine) il termometro ha toccato i 14 gradi. E proprio il ghiacciaio della «Regina delle Dolomiti» è tra gli osservati speciali per quanto riguarda gli effetti dei cambiamenti climatici sulle montagne. Secondo Legambiente, nell’ultimo secolo il ghiacciaio della Marmolada ha perso più del 70% in superficie e oltre il 90% in volume.

Le vette sempre più verdi

Per accorgersi delle temperature sempre più elevate che si registrano in montagna basta far caso a un altro dettaglio: la presenza di alberi. Secondo uno studio della Southern University of Science and Technology di Shenzhen (in Cina), tra il 2000 e il 2010 gli alberi hanno iniziato a crescere ad altitudini sempre più elevate. La tecnologia di telerilevamento utilizzata dall’ateneo cinese stima che, tra il 2000 e il 2010, il 70% della copertura arborea presente in montagna si è spostata più in alto a una velocità di circa 1,2 metri all’anno. Lo studio si è concentrato su quasi un milione di chilometri quadrati di terreno sparsi in 243 regioni montuose di tutto il mondo. Si tratta di montagne lontane da qualsiasi tipo di attività umana, in cui lo spostamento della linea di confine che separa gli alberi dalla parete rocciosa è spiegabile solo con l’aumento delle temperature. Secondo il Guardian, ancora non sono chiari gli effetti di questo fenomeno. Da un lato, l’ampliamento della copertura arborea ad altitudini più elevate contribuisce senz’altro a rimuovere più CO2 dall’atmosfera. Allo stesso tempo, riduce l’area della tundra, con conseguenze per la sopravvivenza di alcune specie alpine e per l’approvvigionamento idrico di alcuni popoli.

Credits foto: ANSA/ MeteoTriVeneto | Il ghiacciaio della Marmolada, 20 agosto 2023

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