Emergenza migranti, il sindaco di Parma Michele Guerra: «Per il Viminale allarme surreale? Vengano qui a vedere le persone ammassate» – L’intervista 

Il primo cittadino a Open: «Sindaci di centrodestra preoccupati quanto noi, servono più risorse»

Sindaco Michele Guerra (Guerra è stato eletto un anno fa come indipendente alla guida di una coalizione di centrosinistra ndr), il suo intervento, come quello di altri sindaci coinvolti nella gestione dell’accoglienza dei migranti arrivati in Italia, ha fatto discutere. Partiamo dai numeri, quali sono quelli di Parma? 


«La situazione è preoccupante e riguarda sia comuni di destra sia comuni di sinistra. Durante il vertice convocato in Regione la scorsa settimana dall’assessore Taruffi abbiamo fatto un primo bilancio e, in Emilia Romagna, la situazione è al limite in tutte le città, è una questione che sta riguardando tutti, le grida d’allarme arrivano anche dalle città di centrodestra. I numeri degli sbarchi sono noti, ma questo vuol dire portare poi i migranti sui territori e nelle strutture che le città hanno a disposizione si stanno superando abbondantemente le capienze. Parma al momento accoglie 1.200 migranti, dei quali circa 700 nell’area del comune, inclusi gli 85 minori non accompagnati che sono un problema ancora più delicato perché sono ragazze e ragazzi molto giovani che vanno trattati con maggiore attenzione rispetto agli adulti».


Sono numeri importanti, come state fronteggiando la situazione? 

«La prefettura sta cercando aree che non nascono come adibite all’accoglienza, nel nostro caso è un’ex area industriale privata, e andrà a collocare lì forse 60, forse 70 persone, per dare un po’ di respiro alle strutture territoriali. Sta cercando di fare la stessa cosa nei comuni della provincia, fronteggiando anche coloro che non vogliono accogliere nessuno. La settimana scorsa io sono stato a trovare i migranti che stiamo ospitando in un quartiere di Parma, il Cornocchio, in spazi che normalmente dedichiamo all’emergenza freddo, per accogliere persone che rischiano di essere in strada. Sono posti non adatti alla stagione, non hanno refrigerazione sebbene in questi giorni a Parma ci siano punte di 38 gradi, e ci stiamo mettendo molte persone, più di quante dovrebbero starcene. Ecco, il governo mette i comuni in condizione di non garantire un’accoglienza dignitosa, col rischio che le persone poi vadano in strada o cerchino di scappare. Questo fa il male delle città e dei pensieri dei cittadini perché da lì passa la retorica della paura, del conflitto. Dobbiamo avere le risorse per garantire un’accoglienza dignitosa e lavorare a percorsi di integrazione». 

Cosa si dovrebbe fare? 

«Mancano molte cose fondamentali, i mediatori culturali per dirne una. Se quelli che arrivano, ad esempio i minori non accompagnati, non parlano inglese o francese, non riusciamo neppure a comunicare, figuriamoci ad integrarli e costruire percorsi di vita. Io capisco che il governo stia lavorando a politiche di regolazione dei flussi migratori, che hanno bisogno di un percorso lungo e dell’impegno anche di altri paesi in politica estera, anche se per ora non stanno dando risultati. Ma nel frattempo sul territorio devono arrivare le risorse necessarie».

Queste emergenze si ripetono ciclicamente, anche se i numeri sono alti rispetto agli anni passati più recenti. Cosa è cambiato? 

«Che il sistema di accoglienza è stato smantellato, Salvini da ministro dell’Interno ha cancellato praticamente tutto. Oggi i bandi hanno tariffe così basse che vanno deserti e il paradosso è che paghiamo le conseguenze di queste scelte proprio quando al governo ci sono i partiti che hanno annunciato la politica dei porti chiusi. Le persone invece arrivano e il problema è sentito sempre di più, ed è trasversale. Anche Zaia è solidale coi sindaci che fanno accoglienza perché ha ben capito che i sindaci in prima linea sono di tutti gli schieramenti. Io dico, ascoltino anche i prefetti. I rappresentanti del governo non fanno dichiarazioni ma io sono in contatto quotidiano con il prefetto di Parma e vedo che alle riunioni è il primo che pone temi di ulteriore preoccupazione». 

Secondo lei è vero, come sostiene qualcuno, che il governo sta caricando di più le Regioni di sinistra? 

«Certamente due Regioni di centrosinistra, come Emilia Romagna e Toscana, stanno facendo tanto, anche sulla base della vocazione per solidarietà e accoglienza che hanno da sempre. Non voglio credere che esista una strategia per penalizzare le, poche, regioni a guida sinistra, anche perché l’emergenza è ormai trasversale. Ho citato Zaia, ma potrei citare il sindaco di Ancona (Daniele Silvetti ndr) che pure si è lamentato. Al vertice in Regione, l’assessore di Ferrara, a guida leghista, si è detto preoccupato e ha parlato anche lui di emergenza». 

Una parte della destra accusa le Regioni di sinistra di non aver accettato il commissariamento e lo stato di emergenza. Cosa sarebbe cambiato? 

«E’ una scelta che non cambia minimamente la situazione. Queste Regioni non hanno aderito allo stato di emergenza valutando una serie di criticità molto forti, intuendo che i problemi sarebbero arrivati presto. E’ stata una scelta fatta per segnalare il proprio dissenso, probabilmente già allora più ampio, solo che le Regioni di centrodestra non potevano fare diversamente. Secondo me ha sintetizzato bene Stefano Bonaccini nelle giornate di Cesena, quando ha presentato la sua area. Ha detto “non voglio accusare nessuno, mi piacerebbe però che Meloni chiedesse scusa” perché, dopo aver additato di incapacità politica chi ha gestito il tema delle migrazioni, vincendo poi le elezioni, oggi sta naufragando nello stesso mare con numeri molto peggiori. I 100mila sbarchi superati ad inizio agosto fanno pensare che l’anno sarà ancora molto duro». 

Il Viminale ha dato segnali di apertura o dialogo in questo senso? 

«Al momento no, né ci danno previsioni sugli arrivi. L’Anci, l’associazione dei comuni, si è mossa quantificando la richiesta e segnalando che servirebbero 700-800 milioni di euro. Al di là dell’arrivo immediato dei soldi, vorremmo almeno che la posizione dei sindaci, di sinistra come di destra, fosse presa in considerazione. Se invece, come ho letto, la risposta del Viminale è dire che il nostro allarme è surreale allora noi diciamo “venite nei comuni, vi accompagniamo nelle strutture dove facciamo accoglienza e vi facciamo vedere se è reale o surreale quello che stiamo dicendo”. Dire surreale mi pare perlomeno irrispettoso, queste persone esistono». 

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