Russia-Ucraina, un vertice a settembre a New York per provare a sbloccare la guerra? Il segnale dell’Ue di fronte allo stallo militare

L’incontro tra i rappresentanti di decine di governi mondiali potrebbe tenersi a margine dell’Assemblea Generale Onu. L’annuncio di Josep Borrell e gli equilibrismi con Kiev

I rappresentati di decine di governi mondiali potrebbero riunirsi a New York a settembre, a margine dell’Assemblea Generale dell’Onu, per affrontare il vero e proprio pantano in cui è finita dopo 18 mesi la guerra tra Russia e Ucraina, e provare a disegnare il percorso per mettervi fine. Parlare apertamente di iniziativa di pace – tanto per la Russia quanto per l’Ucraina e i suoi alleati – pare un tabù invalicabile di fronte all’indisponibilità formale degli interessati a negoziare, ma è noto che il tema della exit strategy dal conflitto est-europeo è da mesi sul tavolo delle cancellerie mondiali, Casa Bianca compresa, ed è proprio questo il senso della riunione che potrebbe svolgersi negli Usa a settembre. A menzionare il lavorio dietro le quinte delle diplomazie per mettere in piedi l’incontro è stato l’Alto rappresentante per la politica estera dell’Ue Josep Borrell. Parlando ad una conferenza estiva a Santander, in Spagna, lunedì il capo della diplomazia europea ha detto che i suoi funzionari sono al lavoro per porre le basi di un «raduno di alto livello» di rappresentanti di governi e istituzioni mondiali sul destino della guerra russo-ucraina. L’idea è quella di innalzare il livello di un incontro già previsto a margine dell’Assemblea Generale dell’Onu, da quello di direttori degli affari politici dei ministeri a quello dei ministri degli Esteri – fare il salto dalla «burocrazia diplomatica» alla politica, insomma. L’iniziativa costituirebbe di fatto il seguito dell’incontro svoltosi a inizio agosto a Jedda, in Arabia Saudita, con la partecipazione dei rappresentanti di 40 Paesi, compresa la Cina. L’Assemblea Generale annuale dell’Onu si apre formalmente al Palazzo di Vetro di New York il prossimo 5 settembre, anche se il dibattito generale e le altre iniziative chiave con la partecipazione di capi di Stato e di governo mondiali sono in programma dopo la metà del mese.


Il delicato equilibrio tra sostegno a Kiev e diplomazia

Nel fare (rapido) riferimento all’iniziativa, Borrell ha avuto cura di presentare gli sforzi della diplomazia occidentale come volti a mettere la Russia all’angolo, più che a dischiudere una reale prospettiva di pace. Quello di Jedda è stato per l’ex ministro spagnolo «un altro passo per l’Ucraina di portare la comunità internazionale a mettere pressione sulla Russia per fermare la guerra». E la soluzione per mettere fine al conflitto è ufficialmente per l’Ue una sola, ha ribadito Borrell: «La Russia ha iniziato (la guerra, ndr) e la Russia deve porvi fine. Solo la Russia può farlo». Ma il senso dell’iniziativa in corso di costruzione per settembre è chiaro. Non è un caso d’altronde che appena una settimana fa ad un alto funzionario della Nato sia «sfuggita» un’avance che è sulla bocca di tutte le diplomazie, seppur lontano dai riflettori pubblici. All’Ucraina potrebbe essere concessa l’adesione immediata alla Nato, se essa acconsentirà a sedersi al tavolo dei negoziati e cedere parte dei suoi territori (già occupati dalle forze di Mosca) alla Russia, aveva detto il capo di gabinetto del segretario generale della Nato Jens Stoltenberg, Stefan Jenssen, ad una tavola rotonda con i media norvegesi. Parlando alla conferenza annuale «Quo vadis Europa» (cui ha partecipato in video-collegamento anche il ministro degli Esteri ucraino Dmytro Kuleba), Borrell ha comunque ribadito una volta di più il sostegno europeo all’Ucraina, anche dal punto di vista militare, annunciando che l’Ue potrebbe coprire parte dei costi del trasferimento a Kiev degli F-16 americani curato da Paesi Bassi e Danimarca. Sarebbe utilizzata anche in questo caso, se i governi daranno l’ok, lo strumento della European Peace Facility (Epf). «Purtroppo – ha osservato però Borrell riguardo i caccia – non potranno essere utilizzati molto presto» dal momento che l’Occidente ha peccato di colpevole «esitazione» e i piloti ucraini devono prima ricevere il necessario addestramento. «Prima lo cominciano e meglio è», ha spronato Borrell. Nei fatti però, gli armamenti potrebbero servire all’Ucraina nel dopoguerra, quanto meno nel senso caldo del termine, se il vertice di settembre a New York prenderà forma e imprimerà una svolta diplomatica al conflitto.


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