Mentre procedono feroci i combattimenti attorno a Bakhmut, e le autorità ucraine aumentano il pressing sugli alleati occidentali per ottenere rapidamente armi in grado di capovolgere le sorti della guerra, si apre a Stoccolma un importante vertice informale dei ministri Ue della Difesa. Sul tavolo c’è il piano per il possibile acquisto congiunto di munizioni da inviare a Kiev, con l’intento – sul modello di quanto fatto negli ultimi anni per i vaccini anti-Covid – di efficientare le risorse e rendere più rapidi acquisti e spedizioni di materiale militare all’Ucraina. A prendere parte alla riunione per conto della Commissione, oltre all’Alto rappresentante per la politica estera e di difesa Josep Borrell, è anche il Commissario per il mercato interno, il francese Thierry Breton. Che arrivando al vertice ha scolpito parole pesantI: «Siamo arrivati a un momento cruciale del nostro sostegno per l’Ucraina», ha detto Breton, secondo il quale «è assolutamente obbligatorio che ci si muova in una sorta di economia di guerra per l’industria della difesa, dobbiamo fare ‘whatever it takes’ per fornire l’Ucraina di munizioni. Ecco perché oggi presentiamo il nostro piano in tre fasi». Di che si tratta? Lo ha spiegato più in dettaglio il “ministro degli Esteri” Ue Borrell, restituendo a sua volta il senso di urgenza nel vero e proprio cambio di paradigma europeo che aleggia su Stoccolma: «Non possiamo parlare seriamente di avere in Europa una capacità strategica autonoma se non abbiamo capacità di difesa sufficienti dal punto di vista industriale. Ecco perché il nostro piano in tre punti prevede di dare subito all’Ucraina ciò che abbiamo nei magazzini, poi procedere agli appalti congiunti per rimpiazzare ciò che doniamo e, in un ottica di lungo periodo ma non troppo lungo, aumentare la capacità della nostra industria della difesa».
Foto di copertina: Ansa – EPA/J. Warnand – Il Commissario Ue al mercato interno Thierry Breton
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