Francia, è polemica sull’«abaya» delle studentesse musulmane: «Non c’è posto per i simboli religiosi in classe»

La battaglia annunciata dal ministro dell’Istruzione, Gabriel Attal, ha raccolto l’appoggio delle destre e dei socialisti

Le scuole non hanno ancora riaperto in Francia, ma sono già iniziate le polemiche: ruotano attorno alla tunica musulmana molto diffusa tra le donne in Medio Oriente, e ora indossata da tante ragazze francesi. Ovvero l’«abaya», indumento per cui «non c’è posto» negli istituti scolastici a detta del giovane ministro dell’Istruzione, Gabriel Attal. Repubblica ricorda che Oltralpe una legge del 2004 vieta i «simboli religiosi» nelle classi: dalla kippah al crocifisso, includendo anche il velo islamico. Il quale sta venendo però promosso con forza da gruppi di influencer musulmane a tendenza integralista su YouTube. Si tratterebbe, a detta del 34enne nominato da Macron in uno dei dicasteri chiave dell’esecutivo, di un vero e proprio «attacco politico»: la laicità è infatti un principio cardine della scuola pubblica francese, che risale alle famose leggi del ministro Jules Ferrynel nel 1881. Dunque è in arrivo una circolare, come annunciato ieri – 28 agosto – dallo stesso Attal, che vieterà esplicitamente l’abaya. Ma il dibattito è aperto, dal momento che l’abito non sarebbe solo il simbolo della religione, ma anche della cultura di determinati Paesi.


Punti di vista

Punto di vista che non convince il portavoce del governo, Olivier Véran, secondo cui si tratta di «un abito chiaramente religioso» usato da tante giovani per fare «proselitismo a scuola». Un’allerta sul fenomeno era arrivata già qualche mese fa dal Comitato interministeriale per la prevenzione della delinquenza e della radicalizzazione, sostenendo che «dietro a questa retorica, che può sembrare una provocazione adolescenziale o una dichiarazione di moda, c’è una strategia islamista strutturata per penetrare nelle menti e preparare le generazioni future». In questo scenario la destra, dal partito di Marine Le Pen a quello dei Républicains, ha puntato il dito contro l’ex ministro dell’Istruzione, accusandolo di non essere abbastanza deciso nel combattere questa «provocazione». La sinistra è invece spaccata, tra frange favorevoli al nuovo bando dell’abaya (come i socialisti) e elementi più critici. Secondo il leader della France Insoumise, Jean-Luc Mélenchon, la misura del governo servirà solo a «polarizzare ulteriormente lo scontro politico e dare il via a un’assurda guerra di religione». Contrari anche alcuni esponenti ecologisti, che definiscono la misura «islamofoba».


La risposta

Alla luce delle ambiguità normative sopracitate, non è da escludere che associazioni di musulmani facciano ricorso al Tar contro la circolare. La situazione si evolverà plausibilmente dopo l’apertura delle scuole, la settimana prossima. Uno dei sindacati dei presidi, Didier Georges, ha dichiarato che «serviva chiarezza»: «Eravamo preoccupati per il forte aumento del numero di alunni che indossavano l’abaya. Non siamo noi presidi a dover prendere una decisione in un senso o nell’altro, ma è compito dello Stato dare la linea». I sindacati dei professori sembrano invece più cauti: «Ciò che è certo è che l’abaya non è il problema principale per le scuole», ha dichiarato la sindacalista Sophie Venetitay. Che allerta sul pericolo di vedere tante giovani musulmane lasciare la scuola pubblica per iscriversi in istituti privati religiosi.

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