Le turbolenze in volo saranno sempre più frequenti? Sì, e c’entra il cambiamento climatico

Secondo una recente ricerca le turbolenze in aria libera sono «più che raddoppiate dal 1979» ad oggi

L’atterraggio d’emergenza da Milano Malpensa ad Atlanta del volo Delta 175, provocato da un improvviso calo di quota, non sembra essere attribuibile a perturbazioni cicloniche. A escludere l’ipotesi è stata la Federal Aviation Administration (Faa), l’autorità responsabile della supervisione dell’aviazione civile Usa. Si tratterebbe, infatti, di uno specifico tipo di turbolenza molto difficile da prevedere e che può sopraggiungere anche in assenza di tempeste, uragani o altre condizioni meteo avverse. Secondo gli scienziati, le turbolenze in aria libera, i cali di quota e i vortici d’aria anomali saranno sempre più frequenti. A confermarlo è un recente studio pubblicato su Geophysical Research Letters, che individua il principale responsabile nel cambiamento climatico.


Turbolenze raddoppiate

Secondo i dati della ricerca, le turbolenze in aria libera sono «più che raddoppiate dal 1979» a oggi. «Sul suolo Atlantico del Nord, una delle rotte aeree più trafficate su scala globale, si è assistito a un rialzo del 55% delle ore di turbolenza nell’arco di poco più di 40 anni», rivelano gli scienziati. Si tratta di un fenomeno che può provocare pesanti disagi sia ai passeggeri che alle compagnie aeree i cui danni posso spingersi a costi elevatissimi. «Le compagnie dovranno iniziare a pensare a come gestire l’aumento della turbolenza, che costa al settore da 150 a 500 milioni di dollari all’anno solo negli Stati Uniti», spiega il ricercatore Mark Prosser. «Ogni minuto in più trascorso – aggiunge – in turbolenza aumenta l’usura dell’aereo e il rischio di lesioni per i passeggeri e gli assistenti di volo».


Serve una tecnologia nuova

I ricercatori precisano, inoltre, che l’aria più calda dovuta alle emissioni di anidride carbonica «sta aumentando il windshear nelle correnti a getto, rafforzando la turbolenza dell’aria chiara nell’Atlantico settentrionale e a livello globale». Proprio per questo motivo, alcune aziende stanno già iniziando a mobilitarsi. Come la società privata svizzera di tecnologia meteorologica Meteomatics che sta sviluppando un nuovo sistema che dovrebbe essere in grado di utilizzare droni che volano fino a 6 km al fine di raccogliere dati dell’atmosfera e rendere le turbolenze più prevedibili.

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