Kata rapita «al posto di un’altra bambina», la nuova pista che porta in Perù: l’ipotesi della vendetta

L’ipotesi nata da una sospetta telefonata tra il padre della piccola e suo fratello detenuto nello stesso carcere di un pusher legato all’hotel Astor

Si apre una nuova pista sul caso di Kataleya Alvarez, la bambina peruviana scomparsa dall’ex hotel Astor di Firenze. La piccola potrebbe essere stata rapita al posto di un’altra bimba. E i familiari potrebbero essere diventati il bersaglio sbagliato di una vendetta nel giro dello spaccio di droga. Su questa ipotesi, scrive La Nazione, la procura sta infatti preparando una richiesta di rogatoria al Perù per tentare di interrogare due persone detenute in un carcere di Lima: lo zio paterno della piccola Kata e un trafficante di droga con legami a una donna peruviana che fino allo sgombero del 17 giugno ha abitato nell’albergo incriminato. Gli inquirenti hanno deciso di aprire questa nuova pista dopo che il padre di Kata, Romero Chicclo, ha chiamato il fratello detenuto a Lima. In quel carcere c’è anche il trafficante di droga che la Procura vorrebbe interrogare. Nella conversazione tra i due si sente il padre di Kata che chiede allo zio della piccola di indagare se la scomparsa sia in qualche modo legata a una partita di droga persa all’hotel Astor.


Cosa c’entra il pusher detenuto a Lima

Il riferimento è alla perquisizione effettuata nell’aprile dello scorso anno nell’appartamento di una donna peruviana in cui si pensava che fossero nascoste grandi quantità di droga. Quest’ultima, però, non venne ritrovata, finché pochi giorni dopo alcuni condòmini trovarono un borsone in giardino con dentro molta marijuana. Si ipotizza che sia stato gettato dalla finestra al momento della perquisizione. Da quel giorno, il compagno della donna, nonché il pusher, tentò di fuggire ma venne preso in Spagna e arrestato. La donna, invece, finì all’hotel Astor. E con lei la figlia, una bimba della stessa età di Kataleya, che forse era il reale bersaglio di chi ha rapito la piccola Kata.


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