Proseguono le indagini sulla scomparsa della piccola Kata, il procuratore aggiunto Tescaroli: «Qualcuno non ha detto tutto»

In un’intervista a Repubblica, ha voluto ricordare che «la legge consente di tutelare chi collabora»

Dallo scorso 10 giugno, non si hanno notizia di Kataleya Alvarez, la bambina peruviana scomparsa dall’ex hotel Astor di Firenze. Due mesi e mezzo di angoscia, per la sua famiglia e per un’intera comunità: per questo il procuratore aggiunto Luca Tescaroli, che coordina il lavoro della Dda e dei carabinieri, ha deciso di procedere con mezzi e risorse straordinari. «Stiamo facendo tutto il possibile per ricostruire quello che è avvenuto, nel prioritario interesse della piccola e con la speranza di poterla ritrovare», esordisce, in un’intervista a Repubblica. Le telecamere sul posto hanno ripreso il momento in cui la piccola entrava nel palazzo occupato, ma non quello in cui usciva. «Come abbia fatto a abbandonare lo stabile senza lasciare traccia, rimane un mistero. Intanto abbiamo concluso l’analisi delle telecamere relative alla giornata della scomparsa, e sono state censite tutte le persone e i mezzi transitati sotto le telecamere. Sono state anche individuatele persone uscite ed entrate nell’ex Astor», afferma Tescaroli. Ad oggi, in ogni caso, dichiara che non ci sono elementi per pensare che la bambina sia finita nelle grinfie di un maniaco.


La pista dell’estorsione

Una delle ipotesi su cui le indagini si stanno concentrando con particolare attenzione è piuttosto «quella del sequestro di persona a scopo di estorsione, che potrebbe essere derivato proprio dai rapporti conflittuali che sono sfociati nei gravi delitti commessi durante l’occupazione. Va segnalato che alcuni stretti familiari della bambina (a partire dallo zio materno, arrestato lo scorso 5 agosto per il tentato omicidio di un occupante, ndr) sono risultati coinvolti in quei delitti». Un’altra ipotesi al vaglio, alimentata da una telefonata da un carcere peruviano, riguarda l’eventuale viaggio della piccola in Perù: «Stiamo cercando di verificare anche questo, sono in corso accertamenti per chiarire se la bimba abbia potuto lasciare l’Italia in aereo o comunque attraverso le varie frontiere». Tescaroli si trincera dietro il segreto investigativo quando gli viene chiesto di eventuali indagati.


Il punto sulle indagini

Offre però qualche dettaglio in più riguardo all’atteggiamento degli occupanti dell’ex Astor, e lancia un appello: «Esistono elementi concreti per ritenere che alcuni non abbiano detto tutto ciò di cui erano a conoscenza. Invito le persone che sanno a riferire al nostro ufficio, nell’interesse della piccola. È bene ricordare che la legge consente di tutelare chi collabora». Rivela anche, parzialmente, cosa è stato trovato nello stabile: «Sono state fatte perquisizioni e ispezioni. Si è visto nelle fosse biologiche, nelle intercapedini e nei controsoffitti, ma non si è trovata traccia della presenza della bambina. Sono stati però rinvenuti apparecchi telefonici rubati, che stiamo analizzando. Nel complesso, ci siamo mossi nel modo più rapido possibile, a partire dagli arresti di 4 cittadini peruviani per fatti violenti che si sono verificati nell’ex Astor, e legati alla illecita compravendita e al racket degli stanze. Tutto ciò contestualmente all’esecuzione di un grappolo di perquisizioni. Queste attività, peraltro, hanno rinforzato l’ipotesi che il sequestro possa essere legato alle violenze avvenute durante l’occupazione». Infine, la domanda che pesa sul cuore di tutti: Kataleya è ancora viva? «È quello che ci auguriamo, speriamo che l’impegno che stiamo riversando ci permetta di conoscere la verità», conclude Tescaroli.

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