Nuoro, sei mesi d’attesa per la radioterapia: la Asl invita i pazienti oncologici a cambiare regione

La denuncia di due assistenti sociali che hanno mostrato le lettere inviate dall’azienda sanitaria

«Si fa presente al paziente che causa liste d’attesa, purtroppo non è possibile rispettare una tempistica oncologica corretta. Attualmente la lista d’attesa per la patologia nel nostro centro è di circa 6 mesi, pertanto si invita il paziente a recarsi in altro centro fuori regione». È la lettera ricevuta da Gian Michele Angheleddu, 51 anni, con una diagnosi di cancro e l’invito a cambiare regione da parte della Asl a causa delle liste d’attesa troppo lunghe per la radioterapia. Il documento, visionato da Corriere della Sera, è stato inviato il 28 agosto scorso dall’ospedale San Francesco di Nuoro. Ma non sarebbe l’unico paziente oncologico che avrebbe ricevuto un consiglio simile, così due assistenti sociali in servizio nella provincia hanno denunciato la situazione nelle strutture sarde. Anna Gregu e Rosanna Veracchi hanno scritto all’assessore regionale della Sanità Carlo Doria, che pur riconoscendo le difficoltà del sistema contesta l’autenticità della lettera: «È un falso o è vecchio di anni». Ma al Corriere è Angheleddu a ribattere: «Quel documento me l’ha mandato l’Asl ed è noto che i tempi sono lunghi anche per chi è più grave di me». Gregu, assistente sociale al comune di Fonni, spiega di aver preso l’iniziativa con la collega per accendere i riflettori sulle criticità: «Le persone più fragili dovrebbero potersi curare vicino ai propri affetti. Spostarsi per alcuni è impossibile». Il San Francesco di Nuoro, dopo la denuncia, ha spiegato che le liste di attesa lunghe riguardano le visite per patologie differibili, anche oltre i 6 mesi. Ma oltre ai tempi tecnici, bisogna valutare l’impatto psicologico che hanno sui pazienti che aspettano cure. «Noi stiamo facendo il massimo, allungando anche le fasce orarie di accesso alle terapie, ma al Businco di Cagliari è in corso il cambio delle macchine per la radioterapia. Molti pazienti si riversano negli altri centri», ha spiegato l’assessore Doria, «abbiamo introdotto la paga di 60 euro all’ora più il rimborso spese per chi va a lavorare nelle aree problematiche. Presto arriverà pure un bonus da mille euro al mese, ma è difficile trovare dei tecnici. La colpa potrebbe essere degli stipendi bassi, dei numeri chiusi nelle facoltà o del fatto che alcune professioni sanitarie diventano meno attrattive».


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