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Terremoto in Marocco, si scava tra le macerie: oltre 2mila morti. A Marrakech e dintorni si dorme in strada

10 Settembre 2023 - 07:01 Massimo Ferraro
Continuano le ricerche dei dispersi, il re Muhammad VI annuncia il dispiegamento di 50mila soccorritori

La prima notte dal sisma che alle 23.11 di venerdì 8 settembre ha fatto tremare il Marocco e i paesi limitrofi è alle spalle. E anche il primo giorno di ricerca e soccorso, con un bilancio tragico. Il sisma più forte che abbia mai colpito il Paese nordafricano, di magnitudo 6,8 sulla scala Richter – 7,2 secondo alcune rilevazioni locali – e a 18,5 chilometri di profondità ha provocato la morte di oltre 2mila persone, mentre è ancora imprecisato il numero di feriti. L’ultimo bollettino della protezione civile diceva 2.012 morti, 2.059 feriti di cui 1.404 in gravi condizioni e oltre 20mila sfollati. Numeri destinati a crescere, è questa la convinzione degli esperti, perché le scosse hanno provocato i danni maggiori nelle zone rurali, soprattutto a sud sulle pendici dell’Alto Atlante e nella regione di Al-Haouz, dove si concentra almeno la metà delle vittime. A Marrakech e nelle città limitrofe migliaia di persone hanno dormito in strada, per paura di nuovi movimenti della terra e di nuovi crolli, preferendo l’auto o un giaciglio di fortuna alla propria abitazione. Intanto il re Mohammad VI ha annunciato di aver coinvolto l’esercito nelle operazioni di soccorso, dispiegando circa 50mila unità. Nel Paese ci sarebbero circa 500 italiani, nessuno dei quali – ha comunicato la Farnesina – rimasto ferito.

Le operazioni di soccorso

Le province più colpite sono quelle di Taroudant, Agadir, Chichaoua, Ouarzazate, e le sollecitazioni sono state avvertite fino a Lisbona. Persino la vicina Algeria, rivale storico con la quale dal 2021 sono interrotte le relazioni diplomatiche, ha deciso di aprire il proprio spazio aereo ai voli con aiuti umanitari verso il «fraterno popolo marocchino». Ad al-Haouz è stato allestito un ospedale da campo, per prestare soccorso più immediato alle popolazioni locali. È in queste zone che le case sono costruite prevalentemente di paglia e fango e sassi, ed è per questo che qui sono maggiori le vittime. A Marrakech, racconta la Repubblica, regna una calma apparente. C’è la voglia di lasciare la paura alle spalle, in nome del turismo e della necessità di non fermare ‘economia, già pesantemente colpita in questi anni da siccità e crisi. E quindi accanto alle file di sfollati che dormono in strada, riapre il mercato e riaprono i bar storici, la Medina brulica come al solito e i turisti scattano foto.

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