Chi sono gli esodati del Superbonus: crediti e lavori fermi, in 320 mila nei guai

I crediti incagliati ammontano a 30 miliardi di euro. I casi e le storie

Anche il Superbonus ha i suoi esodati. Si tratta di famiglie e imprenditori che si trovano in difficoltà dopo la chiusura alla cessione del credito. E che ora sono a rischio default. L’associazione “Esodati del Superbonus” ha consegnato il 31 agosto una lettera appello al presidente della Repubblica Sergio Mattarella. Stando alle elaborazioni di Ance, si tratta di 320 mila persone con crediti incagliati pari a 30 miliardi di euro. A causa del blocco degli acquisti dei crediti da parte delle banche decine di migliaia di cantieri sono fermi per mancanza di liquidità. Le imprese che hanno concesso lo sconto in fattura rischiano il fallimento, con la conseguente perdita di decine di migliaia di posti di lavoro, Mentre i committenti restano senza risparmi e senza casa, gravati di mutui e debiti.


I casi

La Stampa oggi racconta alcuni casi di esodati del Superbonus. Donato Lorusso ha un billino bifamiliare nel comune di Avigliano in provincia di Potenza. Con il Superbonus doveva essere ristrutturato. «Il 31 maggio 2022 sono stato autorizzato dal Comune di Avigliano a effettuare i lavori di riqualificazione sismica usufruendo del Superbonus. Non ho trovato un’impresa che accettasse la cessione del credito, poiché tutte quelle interpellate avevano il cassetto fiscale già pieno. Allora ho chiesto a Poste che mi ha detto di sì ma intanto dovevo anticipare il primo Sal e così si poteva partire. Così ho trovato l’impresa per i lavori, ho iniziato i lavori di demolizione e ricostruzione (Sismabonus) il 13.07.2022, il 26.01.2023 ho pagato il primo Sal ma ormai era tropo tardi perché a novembre 2022 Poste e banche hanno sospeso le cessioni».


Le storie

E lui ha pagato: «Ho emesso pagamenti per 102 mila euro per l’impresa e i tecnici per il primo Sal del Sismabonus. Ad oggi l’impresa ha già realizzato lavori per il secondo Sal che non posso saldare se non trovo chi si prende il credito. Sono in affitto dal primo novembre 2021, rischio di rimanere senza casa e con debiti, non so se riuscirò a venirne fuori». Un altro caso è quello di Bruna Cibario da Torino. Dei lavori di ristrutturazione da 800 mila euro della casa di famiglia, di cui 400 detraibili in 10 anni al 50% con il bonus edile e altri 400 mila assoggettati al Superbonus contando sulla cessione, è rimasta fuori una parte. Con il blocco alle cessioni, i 400 mila euro del Superbonus (che poi sono 440 mila) sono rimasti in capo a Bruna e ai suoi fratelli che non hanno più capienza fiscale per le detrazioni.

Le imprese

In difficoltà ci sono anche le imprese. «Dopo che la mia azienda ha effettuato investimenti importanti in attrezzature, assunto dipendenti, fatto debiti con le banche per portare avanti i cantieri, adesso è in grave difficoltà», spiega Nicola Andreula che ha un’impresa edile a Trieste. Molti condomini gli vogliono fare causa per importi milionari a causa dei lavori fermi. Senza lo sblocco dei crediti non può andare avanti. «Il ministro Giorgetti ha dichiarato qualche tempo fa che una soluzione sarebbe stata trovata ma intanto non si muove nulla». La sua azienda ha diversi cantieri Superbonus ancora aperti. Con ponteggi montati ma che non sono neanche al primo Sal. E sono bloccati con le facciate demolite in parte o totalmente. Anche lui rischia il fallimento.

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