Le due ipotesi sullo schianto delle Frecce Tricolori, perché non è escluso il guasto meccanico

Sull’incidente avvenuto a Caselle, alle porte di Torino, indaga la procura di Ivrea, che già è incaricata dell’inchiesta sulla strage di Brandizzo. Intanto l’Aeronautica ha avviato un’investigazione con una propria commissione di esperti

Sono due le ipotesi principali su cui lavorano gli esperti dell’Aeronautica militare sulle cause che hanno portato all’incidente aereo avvenuto ieri pomeriggio, 16 settembre, a Torino, dove l’Aermacchi MB-339 delle Frecce Tricolori ha perso quota e si è schiantato al suolo, travolgendo l’auto su cui viaggiava una famiglia con una bambina di cinque anni che ha perso la vita. Come riporta il Corriere della Sera, gli esperti valutano la possibilità che l’aereo sia entrato in collisione con uno stormo di uccelli, ma non è escluso anche il guasto meccanico. La prima ipotesi è stata da subito quella considerata più probabile, almeno fino a ieri sera: il pilota avrebbe lanciato l’allarme al capo squadra parlando di «problema al motore» e «bird strike», scontro con gli uccelli. Un rischio, quello legato a uno scontro con i volatili – che tendono a finire nei motori fino a metterli fuori uso – che infatti era considerato elevato. «Purtroppo quando c’è un imprevisto in decollo, che sia lo stormo di uccelli o un problema al motore, cambia poco: una perdita di potenza in decollo ti lascia pochissimo tempo, la velocità è bassa, la quota poca. Con un monomotore non resta che eiettarsi», ha spiegato al Corriere Simone Pagliani, 50 anni, pilota delle Frecce Tricolori dal 2002 al 2009 (e oggi pilota civile). «Il primo pensiero (quando ha saputo dell’incidente, ndr) è stato per la famiglia della vittima – confessa Pagliani -: ho un bambino di 6 anni. Poi mi sono sentito vicino al pilota perché so quanto sono delicate queste fasi del volo e so che i piloti mettono al primo posto la sicurezza».


Le indagini

Il Corriere descrive anche le modalità dell’incidente: il biposto dopo essersi staccato ha perso quota in «modalità controllata», e il pilota è rimasto fino all’ultimo momento utile a bordo, per poi azionare il seggiolino eiettabile. Il resto della pattuglia si dirige infine a Milano Linate, dopo aver provato due volte – senza successo – ad atterrare a Torino. Parallelamente alla magistratura, dovrà indagare la commissione di investigazione dell’Aeronautica. Anche attraverso il campionamento dei liquidi (olii, carburante), il controllo dei sistemi idraulici, l’ascolto delle registrazioni audio e l’analisi dei rottami.


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