Frecce Tricolori, il falconiere di Caselle mandato a casa due ore prima dell’incidente: «È successo l’imprevedibile»

Giovanni Paone al Corriere della Sera ha raccontato come funziona il lavoro dei rapaci intorno all’aerea della pista per evitare il bird strike

«Non lo so come è potuto accadere, ma il bird strike non si vede quasi mai, il nostro lavoro è fatto esclusivamente per prevenire questo tipo di incidenti». A tre giorni dall’incidente delle Frecce Tricolori nel torinese, mentre le indagini sono ancora in corso, mentre le cause non sono ancora definite, il falconiere dell’aeroporto Caselle Giovanni Paone spiega al Corriere della Sera quali sono le misure di prevenzione per evitare che gli stormi di uccelli creino problemi agli aerei nelle fasi di decollo o atterraggio. Quella del bird strike è, al momento, l’ipotesi più plausibile: i volatili potrebbero essere stati risucchiati dal motore – l’unico, su quei modelli in dotazione alle pattuglie acrobatiche che hanno circa 50 anni – provocando poi il guasto e lo schianto al suolo. «La Sagat – la società che si occupa della gestione dell’aeroporto di Torino – resta all’avanguardia in termini di sicurezza, possiamo dire ciò che vogliamo, speculare e cercare di capire. A Torino hanno sempre lavorato al massimo, parliamo di uno degli aeroporti più sicuri al mondo», assicura, con la voce rotta ma con fermezza, Paone. Secondo la Repubblica, intorno alle 15, meno di due ore prima della tragedia in cui è morta una bambina di 5 anni che era con la famiglia a bordo di un’auto di passaggio che corre lungo la pista, il falconiere è stato mandato a casa. A quell’ora la situazione intorno alla pista è stata dichiarata priva di rischi: nessuna segnalazione dalla pista all’ufficio dell’agibilità aeroportuale. In assenza di segnali di pericolo e di anomalie rilevate dai radar, il via libera al decollo è arrivato, ma quasi due ore dopo. Chi lavora in aeroporto lo ha sussurrato: «Gli stormi, a Caselle, nei prati che costeggiano la pista, sono presenti sempre, se sono a fondo pista, a terra, è impossibile vederli». Come spiegano gli esperti, addetti al lavoro di deterrenza con falchi intorno alla pista, «la presenza del predatore scoraggia quella della preda, inducendola ad allontanarsi», ma i volatili poi tornano, non abbandonano l’area. I dati sui bird strike accertati a Torino dicono che nel 2017 sono stati registrati 17 impatti su oltre 42 mila movimenti, 13 nel 2020 e 10 nel 2021.


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