«La morte della bambina non è collegata all’esistenza delle Frecce tricolori, ma alla tragicità di un destino che tutti avremmo voluto evitare». La frase in chiusura dell’intervento che il ministro della Difesa ha fatto al Question time di oggi, 20 settembre, è destinata a far discutere. Il focus è sull’incidente aereo di quattro giorni fa, a Torino, in cui è morta una bimba di 5 anni e altre quattro persone sono rimaste ferite. Rispondendo all’interrogazione dei deputati, Guido Crosetto ha chiarito da subito che è fuori discussione un’interruzione delle attività. Non solo perché la pattuglia acrobatica «incarna da 60 anni l’eccellenza italiana, un simbolo dell’italianità in cui tutti si riconoscono». Soprattutto, «il costo di tali esibizioni potrebbe considerarsi quasi nullo. In assenza di queste manifestazioni, le attività di addestramento avverrebbero comunque», ha spiegato. Insomma, gli airshow delle Frecce «sono in primis un’attività addestrativa» e, secondariamente, «l’esibizione di una capacità, che è ciò che percepisce chi la guarda». Anche dal punto di vista dell’impatto ambientale degli spettacoli, il ministro ha respinto ogni accusa alla pattuglia: «L’aeronautica opera nel rispetto della normativa del settore. Il consumo di CO2 è pari a quello di 25 minuti di volo di un solo vettore aereo commerciale a lungo raggio».
Il titolare del dicastero della Difesa ha specificato, poi, che «i costi della pattuglia acrobatica nazionale sono sostenuti molto spesso da sponsor privati ed enti locali che richiedono la loro partecipazione». Si tratta, comunque, «di circa 6.800 euro per un’ora di volo». Quanto all’impatto ambientale, ha concluso il ministro, “l’Aeronautica rispetta la normativa di settore per le emissioni. In merito all’approvvigionamento di nuovi Aermacchi M-345 HET, per sostituire la flotta attuale, «fa parte del naturale processo di ammodernamento della linea quando raggiungerà il limite della vita operativa», ha aggiunto Crosetto. In un altro passaggio del Question time alla Camera, il ministro ha ribadito l’impegno del governo ad aumentare le spese militari. «Il parametro del 2% non sarà considerato come un traguardo, ma una base di partenza per le rinnovate esigenze dell’Alleanza atlantica. Questo impegno è stato confermato da tutti i governi che si sono succeduti negli anni scorsi, nessuno escluso. Abbiamo deciso di far parte della famiglia della Nato: quasi tutti i Paesi che ne fanno parte raggiungeranno e supereranno il 2%, l’Italia non ancora perché non è pronta, dal punto di vista finanziario, a raggiungerlo col prossimo bilancio. Vedremo, con la crescita economica, di coniugare un impegno che saremo tra poco tempo gli unici a non aver rispettato tra tutti quelli che aderiscono alla Nato. La Difesa non è un costo, ma un investimento. È il presupposto di uno Stato libero».
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