Perché Tiziano Ferro non può portare i figli in Italia dopo il divorzio

Uno dei problemi è comune alle coppie di nazionalità diversa che si separano. L’altro riguarda la legge in Italia

Il cantante Tiziano Ferro ha annunciato ieri il rinvio degli impegni in Italia a causa del suo divorzio da Victor Allen. Perché, ha spiegato, non si sente di lasciare soli i suoi figli: «Si tratta di due bambini piccolissimi e della loro serenità». Qualche tempo fa Ferro aveva fatto sapere di non aver fatto il passaporto ai figli perché il suo compagno non poteva comparire sul documento. Ma perché Tiziano Ferro non può portare in Italia i figli dopo il divorzio? Il problema che deve affrontare il cantante accomuna spesso le coppie di nazionalità diversa quando si separano. Soprattutto, ricorda oggi La Stampa, quando interviene un giudice che impedisce a uno dei due coniugi di lasciare il paese. Spesso con il sistema del ritiro del passaporto.


Margherita e Andreas

Ferro ha annunciato di essere diventato padre il 28 febbraio del 2022. I due bambini avevano all’epoca 9 e 5 mesi e si chiamano Margherita e Andreas. Il cantante non ha spiegato il modo in cui è diventato padre, ma è altamente probabile che ci sia riuscito o tramite un’adozione o tramite la maternità surrogata. Nella maternità surrogata sono necessarie una donatrice di ovulo che viene poi fecondato con lo sperma di uno dei due uomini e una portatrice dell’embrione. Con Victor Allen si erano sposati il 25 giugno 2019 a Los Angeles e il 13 luglio dello stesso anno avevano replicato le promesse a Sabaudia. «L’idea è stata di Victor, quando l’ho visto in ginocchio con l’anello sono scoppiato a piangere. Per me è pronto a diventare genitore», aveva raccontato il cantante. «Con il matrimonio Victor entra a far parte della mia famiglia e questa è una verità che non si può tacere, una verità che, come ai tempi del mio coming out , spero possa essere utile a qualcuno».


La legge in Italia

Ora, secondo la legge Usa, in sede di divorzio Ferro dovrà trovare un accordo affinché i bimbi possano viaggiare. Perché in Italia comunque non c’è una legge che tuteli i figli nati da coppie omosessuali in altri paesi. Il nostro paese, spiega la psicologa Anna Oliviero Ferraris sul quotidiano, non riconosce il certificato di nascita con due genitori dello stesso sesso. Per diventare padre, uno dei due genitori dovrebbe effettuare la stepchild adoption. Ovvero l’adozione in casi particolari introdotta dalla legge n.184 del 1983 per tutelare il diritto del minore alla famiglia in situazioni che non avrebbero consentito di giungere all’adozione piena. Dopo la nascita con la maternità surrogata i figli vengono trascritti nel certificato dello stato con i nomi dei due padri. Anche se alcuni riportano soltanto il genitore biologico. In Italia il certificato con due padri non viene trascritto e riconosciuto. Quello con il genitore biologico viene trascritto soltanto con il suo nome.

Ferro e la genitorialità

Nel giugno scorso Ferro aveva spiegato anche perché non poteva fare il passaporto ai figli: «Se stanno male, solo io posso andare al pronto soccorso perché Victor non risulta sul passaporto, il che è una cosa aberrante. Al di là dell’essere d’accordo o meno, della morale, di un senso di colpa costruito a tavolino, ho sempre pensato che i miei diritti non tolgono nulla a quelli degli altri. Quando poi questa cosa prende una faccia, che è quella dei tuoi bimbi, è allora che ti ferisce». E quindi: «Per questo non gli ho ancora fatto il passaporto italiano anche se ne hanno diritto, forse lo farò più avanti, o lo faranno loro. Tanto a farli entrare col passaporto italiano avrebbero solo svantaggi, mentre da americani son tranquillo, so che se vengo in tour Victor può prendersi cura di loro… È una cosa che può sembrare stupida, e invece mi fa soffrire da morire».

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