Il padre di Giulia Tramontano rompe il silenzio: «Mia figlia è morta perché voleva un bambino e una famiglia»

Alla 27enne è stata dedicata una stanza d’ascolto per le vittime vulnerabili al commissariato di Castrovillari, in provincia di Cosenza

Da quando sua figlia Giulia Tramontano è stata uccisa, il padre Franco non ha quasi mai fatto dichiarazioni. E ancora oggi, a distanza di mesi da quel 27 maggio, l’uomo misura le parole quando deve parlare della 27enne uccisa al settimo mese di gravidanza. «Giulia è morta perché voleva un bambino. Voleva crearsi una famiglia. Ha creduto nell’amore. Questo è quello che noi vogliamo dire di Giulia, non aggiungiamo altro». Il raro intervento pubblico dell’uomo è avvenuto nel commissariato di Castrovillari, in provincia di Cosenza, dove è stata intitolata una stanza d’ascolto per le vittime vulnerabili proprio a Giulia e a Thiago, il bambino che la ragazza avrebbe avuto con Alessandro Impagnatiello, il compagno in carcere accusato del suo omicidio. Presente alla cerimonia il vescovo di Cassano allo Ionio, monsignor Francesco Savino, che ha abbracciato Franco Tramontano dopo aver lanciato un appello: «Diciamo basta ai femminicidi. Dico a tutti gli uomini, per favore. Dobbiamo educarci tutti quanti al senso della non appartenenza. La donna non ci appartiene, appartiene a se stessa, alla vita. Appartiene a chi si è fatta strumento di vita per loro. Liberiamoci dalla cultura del possesso. L’amore non è possesso, l’amore è dialogo, è rispetto, costruzione. L’amore è guardare verso la stessa direzione. Sono contento di questa inaugurazione perché è importante la memoria, non soltanto perché dobbiamo ricordare le vittime, ma dobbiamo anche ricordare perché non ci siano più vittime».


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