Non ci sarebbero segni di tortura sul cadavere di un uomo tra i 40 e i 50 anni trovato questa mattina a Trieste, lungo la Grande viabilità. In un primo momento era emerso che sul corpo erano state riscontrate diverse ferite, come aveva riportato Il Piccolo di Trieste. Ma in una nota, il Comando provincia dei carabinieri ha chiarito: «Si smentisce la presenza di evidenti segni di tortura». Per gli inquirenti non è ancora chiara la natura del gesto, su cui restano tutte le ipotesi aperte, compreso il suicidio. Come riporta il Corriere della Sera, le mani erano legate a 30 centimetri di distanza l’una dall’altra. Un dettaglio che porta gli inquirenti a ipotizzare che in quel modo l’uomo non avrebbe potuto avere ripensamenti.
Le prime analisi
Il cadavere ritrovato appeso al guardrail poco dopo la galleria di Valmaura, in direzione Muggia, era sospeso all’esterno della strada, in una zona ricca di vegetazione e poco visibile da chi passa lungo la superstrada. Secondo le prime analisi del medico legale, il corpo aveva segni di saponificazione. L’ipotesi è quindi che il corpo potesse trovarsi lì almeno da due o tre giorni. L’uomo era legato e bendato. Ancora ignota l’identità dell’uomo, che gli inquirenti ipotizzano si possa trattare di un senzatetto di origini mediorientali.
Il biglietto in tasca
A ritrovare il cadavere erano stati alcuni operai dell’Anas, che sono incappati nel corpo casualmente mentre erano impegnati in lavori di manutenzione. L’uomo era appeso dal collo al guardrail con un laccio e i piedi legati con un nastro. Indossava una maglietta nera, camicia e pantaloni marroni. Nelle tasche dell’uomo sono stati poi trovati dei fogli, riporta il Piccolo, con scritte in italiano e in una lingua apparentemente asiatica. Si tratterebbe di fogli di appunti e non documenti.
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