L’asteroide che può minacciare la Terra e la navicella della Nasa che l’ha studiato

Dopo 7 anni è atterrata nel deserto dello Utah. «È un’emozione enorme», ha detto Maurizio Pajola, uno degli astrofisici italiani dell’Inaf

Dopo 7 anni la navicella della Nasa della missione Osiris-Rex è tornata a casa. Più precisamente nel deserto dello Utah, negli Stati Uniti. Ha effettuato il suo viaggio cosmico di 7 miliardi di chilometri, ha avvicinato un asteroide (che potrebbe minacciare la Terra), gli ha rubato 225 grammi di frammenti e ora è rientrata. «È un’emozione enorme, dopo anni di lavoro i campioni sono a casa», ha detto a La Stampa Maurizio Pajola, uno degli astrofisici italiani dell’Inaf. «L’ingresso nell’atmosfera è stato impeccabile – ribadisce Pajola -. Tutto è stato perfetto e la capsula è stata subito dichiarata safe, quindi in buone condizioni».


La bussola «stellare»

Il campione di asteroide raccolto, il primo che finisce nelle mani degli astronomi, è stato trasferito in un laboratorio a Houston, nel Texas. Pronto per essere studiato dal team scientifico,  al cui interno vi sono astrofisici italiani. Tra questi, oltre a Pajola, anche Elisabetta Dotto che analizzerà la struttura e la composizione della superficie di Bennu attraverso immagini acquisite dalla camera Ocams, e John Robert Brucato che ha un ruolo nello studio dei campioni recuperati. La navicella della Nasa è stata guidata da un sensore stellare. Un sofisticato apparato realizzato – scrive il quotidiano di Torino – a Campi Bisenzio (Firenze) da Leonardo. Grazie alla sua mappa (stellare) memorizzata nel suo software – che colta oltre 3mila stelle – ha calcolato l’orientamento del satellite fornendo al computer di bordo le indicazioni per rimanere sulla rotta prestabilita. 


I costi della sonda Osiris-Rex e l’operazione 

800 milioni di dollari. È il costo della sonda Osiris-Rex che ha permesso l’operazione stellare. Era stata lanciata da Cape Canaveral con un razzo Atlas V l’8 settembre del 2016. Raggiunto l’obiettivo, ha raccolto i frammenti dell’asteroide “Bennu” che ha un diametro di 560 metri: la sua orbita lo porta ad avvicinarlo alla Terra ogni sei anni, minacciandola. Nonostante rappresenti una minaccia per il nostro pianeta, le probabilità di impatto sono molto basse. Si calcola, infatti, un possibile impatto con la Terra nel 2182. Ma non solo. “Bennu” è uno di quegli asteroidi che contengono acqua, sostanze organiche e metalli. Sostanze, queste, fondamentali per il futuro dell’esplorazione spaziale. 

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