Giorgia Meloni e l’ombra del governo tecnico: «Se cado si torna a votare»

Per il sottosegretario alla presidenza del Consiglio Fazzolari non c’è «nessun complotto e nessuna preoccupazione. Solo un divertito stupore per questi disperati tentativi di mettere in difficoltà il governo»

Giorgia Meloni teme il ritorno di un governo tecnico? È questa l’ipotesi avanzata dal quotidiano La Repubblica, secondo cui la premier vedrebbe – dietro gli aumenti dello spread e le liti con la Germania sulle Ong – un piano per farla sloggiare da Palazzo Chigi. La conferma sarebbe arriva da quanto detto dalla stessa premier a la La Valletta durante i lavori del vertice EuMed9. «La preoccupazione la vedo soltanto nei desideri di chi immagina un governo democraticamente eletto debba andare a casa per essere sostituito da un governo che nessuno ha scelto. Mi diverte molto il dibattito. Si fanno già i nomi dei ministri. Ma temo che questa speranza non si tradurrà in realtà. L’Italia rimane una nazione solida, che ha una previsione di crescita superiore alla media europea. E a quella di Francia e Germania», ha sostenuto per esorcizzarlo.


Dietro le quinte

Il nervosismo della premier però si sostanzia soprattutto dietro le quinte. Dove si stagliano i fantasmi del 2011, quando la caduta del governo di Silvio Berlusconi mandò a casa il centrodestra e lo vide per le due successive legislature perdere le elezioni. L’obiettivo di Meloni è di durare cinque anni. Ma la premier, fa sapere oggi un retroscena del Corriere della Sera, con il suo staff ha maturato una certa consapevolezza: «Sicuramente non cadrò per un complotto. Non succederà a me quello che è successo ad altri prima di me. Se andrà male sarà per colpa nostra, per qualcosa di concreto». Sullo spread, fa sapere, il differenziale tra BtP e Bund «è inferiore di cinquanta punti rispetto ad un anno fa». Ma soprattutto, dice: «Io so leggere la politica e la realtà». Il quotidiano ricorda che sei mesi fa, mentre infuriava il caso Cospito, sempre Meloni avvertì: «Nessuno pensi di cavalcare la strategia della tensione».


La strategia della tensione

Anche all’epoca la premier era a caccia di chi pensava di «logorare il suo governo». E poi c’è il dato dei sondaggi, che ancora la conforta nonostante i primi scricchiolii per l’esecutivo: la distanza con il Partito Democratico, che ieri ha parlato di «paranoia da governo tecnico», si è allargata in un anno a 11 punti. «Forse è colpa della Schlein, ma qualche merito lo abbiamo anche noi». E se le elezioni europee andranno male, sarà la poltrona della segretaria del Pd a cadere. Ma chi c’è dietro il Grande Complotto? «Giornali, poteri forti e sinistra». Mentre in caso di caduta «non sosterrò alcun governo tecnico. Per me si torna a votare». Anche perché, è il ragionamento dentro Fratelli d’Italia secondo La Stampa, proprio aver detto no a quello di Mario Draghi è stato alla base delle fortune elettorali del partito.

La ricerca del nemico

Per il resto, aggiunge il quotidiano, la tecnica è sempre uguale. Ovvero mettere le mani avanti alla ricerca di un nemico. Un giorno è la Germania «che non vuole un governo di centrodestra». Un giorno tocca ai quotidiani e alle forze oscure della finanza internazionale. Anche se per il sottosegretario alla presidenza del Consiglio Giovanbattista Fazzolari non c’è «nessun complotto e nessuna preoccupazione. Solo un divertito stupore per questi disperati tentativi di mettere in difficoltà il governo. Dà l’idea del bambino che sbraita. A noi va benissimo». Mentre i colonnelli di Meloni, sotto garanzia di anonimato, pronosticano: «Solo i giudici o un fattore esterno possono farci perdere».

Leggi anche: