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Brivido per Meloni e Giorgetti: il Parlamento voterà su uno scostamento di 38,5 miliardi in tre anni. Ad aprile il governo andò sotto

03 Ottobre 2023 - 20:44 Franco Bechis
La richiesta del governo emerge dalla relazione alla Nadef pubblicata oggi. Perché passi la maggioranza non può permettersi alcuna assenza sui banchi delle due Camere

Ammonta a 38,5 miliardi di euro fra il 2023 e il 2025 lo scostamento di bilancio su cui Giorgia Meloni e il suo ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti, chiederanno il voto del Parlamento. Lo si deduce dalla relazione specifica allegata alla Nadef inviata in Senato e pubblicata martedì 3 ottobre 2023. La richiesta riguarda 23,5 miliardi di manovra pura (3,2 nel 2023, 15,7 nel 2024 e 4,6 nel 2025), ma anche ulteriori 15 miliardi di euro di scostamento di bilancio sul 2023 per il maggiore tiraggio «delle agevolazioni per i bonus edilizi».

La cifra complessiva è assai alta, ma ben lontana da quella degli scostamenti da 113,6 miliardi chiesti dal governo di Giuseppe Conte nel 2020, primo anno di pandemia. I 15 miliardi in più sui bonus edilizi nel 2023 sono anche la conseguenza della recente decisione di Eurostat che ha consentito all’Italia di spesare quasi tutti i crediti di imposta in circolazione per quel motivo sull’anno 2023, lasciando solo una finestra sul 2024. Gli altri 3,2 miliardi di euro sul 2023 serviranno a finanziare un decreto legge sul conguaglio anticipato dell’adeguamento Istat per i trattamenti pensionistici previsto per il 2024, a finanziare alcune misure sulla pubblica amministrazione e il costo superiore dell’eccezionale afflusso di migranti.

L’allegato alla Nadef contiene una notizia non entusiasmante sul taglio del cuneo fiscale, che è stato temporaneo nel 2023 e lo sarà pure l’anno prossimo (nel 2025 infatti non è previsto e quindi non sarà strutturale). Nel documento infatti si spiega: «Nel 2024 e 2025, le risorse saranno utilizzate, nell’ambito del prossimo disegno di legge di bilancio, per il taglio al cuneo fiscale sul lavoro anche nel 2024 e l’attuazione della prima fase della riforma fiscale, il sostegno alle famiglie e alla genitorialità, la prosecuzione dei rinnovi contrattuali del pubblico impiego con particolare riferimento al settore della sanità, il potenziamento degli investimenti pubblici, con priorità per quelli previsti nell’ambito del PNRR, nonché il finanziamento delle politiche invariate».

Lo scostamento di bilancio dovrà essere approvato dalla maggioranza assoluta dei componenti sia della Camera che del Senato, condizione che il governo di Giorgia Meloni avrebbe a patto di non tollerare alcuna assenza nelle proprie fila. A fine aprile infatti lo scostamento allegato al Def richiesto proprio per finanziare il taglio del cuneo fiscale e contributivo dal mese di luglio non raggiunse per 6 voti alla Camera la maggioranza richiesta per le troppe assenze nelle fila dei tre partiti di governo. Allora Giorgetti mise una pezza facendo approvare dal Consiglio dei ministri un nuovo scostamento dovendone però cambiare le cifre. Una strada che oggi sarebbe ad altissimo rischio, ma con la conflittualità aumentata in queste settimane tutto il governo incrocerà le dita provando più di un brivido…

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