Nadef: «23,5 miliardi di deficit nei prossimi tre anni». Giorgetti: «Scelte difficili, privatizzazioni per l’1% del Pil»

Una situazione «più delicata di quanto prefigurato in primavera», ha detto il ministro dell’Economia e delle Finanze presentando la premessa alla Nadef

Una situazione «più delicata di quanto prefigurato in primavera». Così il ministro dell’Economia e delle Finanze Giancarlo Giorgetti definisce il quadro in cui viene pubblicata la Nadef, la nota di aggiornamento del documenti di economia e finanza. Oggi la premessa alla Nadef è stata trasmessa dal ministero dell’Economia al Parlamento Italiano. «In una situazione in cui la finanza pubblica è gravata dall’onere degli incentivi edilizi, dal rialzo dei tassi e dal rallentamento del ciclo economico internazionale, è necessario fare scelte difficili», ha aggiunto Giorgetti riferendosi ai problemi già menzionati: le previsioni asfittiche sulla crescita del Pil, la spesa ingente dovuta al Superbonus e il rallentamento dell’economia internazionale, dovuto anche all’aumento dei tassi di interesse – contro cui oggi si è scagliata anche Confindustria – voluto dalla Bce e dalle omologhe statunitensi e britanniche per contenere e ridurre l’inflazione.


23,5 miliardi di in deficit nei prossimi tre anni

Il governo pochi giorni fa ha certificato che il rapporto deficit/Pil ha raggiunto il 5,3%. Alla luce del quadro, nella premessa alla Nadef, Giorgetti tira le somme: «Gli spazi finanziari che si rendono disponibili, quale differenza tra gli andamenti tendenziali e programmatici aggiornati, che includono anche la maggiore spesa per interessi passivi conseguente al maggior disavanzo, sono pari a 3,2 miliardi nel 2023, 15,7 miliardi nel 2024 e 4,6 miliardi nel 2025». Nello specifico, i debiti prodotto nel 2023 «attraverso un provvedimento d’urgenza, saranno destinate, in particolare, al conguaglio anticipato dell’adeguamento Istat per i trattamenti pensionistici previsto per l’anno 2024, a misure per il personale delle pubbliche amministrazioni e alla gestione dei flussi migratori».


Le privatizzazioni

Per garantire la sostenibilità del debito e «coerentemente con una gestione più dinamica delle partecipazioni pubbliche, il nuovo scenario programmatico prevede proventi da dismissioni pari ad almeno l’1 per cento del Pil» nel biennio 2024-2026. Giorgetti parla di «dismissione di partecipazioni societarie pubbliche, rispetto alle quali esistono impegni nei confronti della Commissione europea legati alla disciplina degli aiuti di Stato, oppure la cui quota di possesso del settore pubblico eccede quella necessaria a mantenere un’opportuna coerenza e unitarietà di indirizzo strategico».

Debito per dare slancio all’economia

L’esecutivo riconosce che tanto debito – che secondo le previsioni del governo inizierà a calare dal 2026 – debba essere quantomeno giustificato: «Riteniamo che l’incertezza di fondo che caratterizza la situazione economica renda necessario intervenire per ridare slancio all’economia e assicurarle un maggiore grado di resilienza. Occorre consolidare la crescita, soprattutto nel corso del prossimo anno, con provvedimenti – quali quello di riduzione del cuneo fiscale a carico dei lavoratori – che garantiscano la tutela del potere d’acquisto delle famiglie e continuino ad accompagnare il processo di riduzione dell’inflazione. È anche importante iniziare a dare concreta attuazione ai contenuti previsti dalla delega fiscale per avviarsi su un percorso che, nel corso dei prossimi anni, trasformi il sistema tributario in un fattore di crescita».

Le anticipazioni sulla manovra

«Sebbene si preveda che il tasso di inflazione cali sensibilmente nei prossimi mesi, il forte rincaro dei prezzi dei beni e dei servizi inclusi nel paniere dei consumi, e in particolare dei generi alimentari, resta una delle principali preoccupazioni del governo», perciò, spiega Giorgetti, il principale intervento da inserire nella legge di bilancio sarà il taglio del cuneo fiscale già in atto dall’estate del 2023. A ciò seguirà anche la prima fase della riforma «con il passaggio dell’imposta sui redditi delle persone fisiche a tre aliquote e il mantenimento della flat tax per partite Iva e professionisti con ricavi ovvero compensi inferiori a 85 mila euro». Infine, in manovra dovrebbe trovare spazio anche il rinnovo del contratto del pubblico impiego, «con particolare attenzione al settore sanitario».

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