Travaglio e «Il Fatto» condannati per avere diffamato Renzi: «Appellativi offensivi come bullo, ducetto, cazzaro»

Risarcimento di 80mila euro per l’ex premier, che ne aveva chiesti 2 milioni. Ecco cosa ha stabilito il tribunale di Firenze

«Il tempo è galantuomo. Basta saper aspettare, come vi ho sempre detto. Stamani Marco Travaglio è stato condannato a pagare oltre 80.000 euro per un risarcimento danni nei miei confronti. La prossima settimana il pm Luca Turco è stato convocato dal Csm. Un passo alla volta e le cose vanno avanti nella giusta direzione. Chi ha ragione, prima o poi se la vede riconosciuta. Ma quanta fatica, quante udienze, quanti soldi dei cittadini buttati via». Con questo tweet il senatore Matteo Renzi, leader di Italia Viva, dice la sua prima dell’udienza preliminare sull’inchiesta Open stamane al tribunale di Firenze.


Gli articoli incriminati e quegli appellativi contro Renzi

Nel mirino ben 14 pezzi su Renzi apparsi sul Fatto Quotidiano. «Una vera e propria campagna denigratoria», riporta dispositivo della sentenza, di «eccezionale gravità, per la quale è prevista una condanna risarcitoria in misura superiore ad 50.000,00 euro». A pesare anche gli «appellativi offensivi» citati dal denunciante come «“Bullo”, “Ducetto”, “Cazzaro”, “Mollusco”, “Disperato”, “Caso umano”, “Mitomane”, “Stalker”, “Cozza”, “Criminale”». La campagna diffamatoria – spiega il giudice della seconda sezione civile del Tribunale di Firenze – è attribuibile «ai soli convenuti Marco Travaglio e alla Società editoriale il Fatto S.p.A., in solido tra loro, poiché deve ascriversi anche questa volta alla linea editoriale del quotidiano, più che ai singoli autori degli articoli». Due giornalisti de il Fatto, citati anche questi dall’ex premier, non sono stati condannati. Alla fine del dispositivo, che Open ha potuto visionare, viene indicata la cifra finale, 80 mila euro, che sia il direttore che la società devono a Renzi come risarcimento. Non solo, il dispositivo sarà pubblicato per una sola volta su Il Corriere della Sera, La Repubblica e La Stampa, a caratteri doppi rispetto a quelli normali, e, per una sola volta ma per almeno tre giorni, sul periodico cartaceo il Fatto Quotidiano e sul periodico digitale IlFattoQuotidiano.it. L’ex presidente del Consiglio aveva chiesto un risarcimento pari a 2 milioni di euro.


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