Deltaplani contro droni, il fallimento dell’IA, l’agente doppio: così Hamas ha beffato il Mossad nell’attacco a Israele da Gaza

Perché l’attacco ha preso di sorpresa Gerusalemme: la superpotenza dell’intelligenza artificiale ha peccato di troppa sicurezza

Una settimana prima dell’attacco di Hamas Israele ha portato i funzionari della Nato al confine di Gaza per mostrare l’uso dell’intelligenza artificiale per la sorveglianza ad alta tecnologia. Ora, dice l’agenzia di stampa Reuters, l’incapacità di quei sistemi di fornire un allarme sull’attacco di sabato rappresenta un fallimento dell’intelligence da studiare per anni. L’invasione delle postazioni militari vicino alla Striscia e i lanci di missili che hanno messo in crisi il sistema di difesa Iron Dome ha preso di sorpresa l’esercito più tecnologicamente avanzato del mondo. E le agenzie di intelligence degli Stati Uniti e degli alleati, che non si sono accorte di nulla. Ma come ha fatto Hamas a beffare il Mossad? Perché le esercitazioni con i militanti in deltaplano, gli uomini rana sulle spiagge, le manovre con le armi sono passate inosservate?


La superpotenza dell’Intelligenza Artificiale

Dai droni che utilizzano software di riconoscimento facciale ai checkpoint di frontiera fino all’intercettazione elettronica delle comunicazioni, la sorveglianza israeliana di Gaza è ampiamente considerata tra gli sforzi più intensi e sofisticati ovunque. «Ci saranno stati segnali di allarme», ha detto a Reuters un ex funzionario dell’intelligence occidentale. «Chiaramente, Hamas è stata in grado di fare tutto senza lasciare tracce. Oppure gli indizi erano lì ma non sono stati interpretati correttamente». L’ammiraglio olandese al servizio della Nato Robert Bauer, in visita in Israele, ha lodato la capacità di Gerusalemme di cercare capacità militari innovative. Il direttore generale del ministero della Difesa israeliano Eyal Zamir ha detto che il paese era ormai sul punto di diventare una superpotenza nell’intelligenza artificiale. E di usare tali tecniche per velocizzare le analisi e il processo decisionale. Forse è proprio questo il punto: le autorità israeliane sono state troppo sicure delle loro capacità. E si sono fidate troppo della tecnologia.


Spie e falsi messaggi

Il Corriere della Sera oggi ricorda che l’Egitto aveva avvisato Gerusalemme che «qualcosa di grosso» era in preparazione nella Striscia. La prima mossa di Hamas è stata far credere di non essere interessata al conflitto: «Ci dedichiamo alla gestione di Gaza, stiamo trattando per aumentare il numero di operai palestinesi che lavorano nello Stato ebraico». Ma intanto andavano avanti i contatti con i pasdaran iraniani in Libano. Interpretati come una preparazione per azioni minori. Quelle che Israele ha imparato a contenere e sopportare. Gli attentati in Cisgiordania hanno spinto ad aumentare le unità in quell’area, scoprendo il fronte meridionale. Ma ci sono sempre i filmati con le esercitazioni da spiegare. Alcuni operai hanno costruito un poligono che riproduceva le casette dei kibbutz poi presi d’assalto: impossibile, spiega il quotidiano, che lo Shin Bet non se ne sia accorto. L’ufficio analisi avrà pensato ad attività di propaganda. L’errore è stato fatale.

L’agente doppio

La Sicurezza Interna di Hamas ha poi cercato di aumentare a sua volta il suo livello di tecnologia. Ma soprattutto ha dato la caccia alle spie di Israele nel suo territorio. E quando ne ha trovata qualcuna, l’ha convinta a collaborare. L’agente doppio viene di solito usato per passare disinformazione. In un episodio la Sicurezza Interna si è servita del cellulare dell’informatore per ascoltare i dialoghi con gli 007 israeliani. Un altro ha carpito dettagli su «case sicure». In un caso la spia ha ucciso il suo contatto nell’intelligence. Hamas, spiega ancora Reuters, è stata aiutata dalle condizioni della Striscia. 2,3 milioni di abitanti in un confine di 51 chilometri hanno aiutato il gruppo a posizionare attrezzature come i bulldozer abbastanza vicino al confine recintato da poterle usare rapidamente.

Lo sguardo al Libano

Non è chiaro fino a che punto i combattenti fossero stati avvertiti in anticipo dai comandanti dei piani per l’assalto. Ma data la reputazione di Israele di reclutare fonti umane, i leader di Hamas potrebbero aver mantenuto i loro piani segreti. Anche un preavviso di ore o minuti avrebbe potuto fare la differenza. Secondo l’ex portavoce militare israeliano Jacob Dallal, che ne ha parlato sul Times of Israel, questo fine settimana, l’intelligence israeliana quest’autunno credeva che una minaccia molto più grande fosse un attacco da parte di Hezbollah sostenuto dall’Iran lanciato dal Libano.

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