I terroristi su moto e deltaplani, i bimbi usati come cavalli di Troia: il massacro di Hamas nel kibbutz di Kfar Aza

I testimoni raccontano cos’è successo nella comunità agricola diventata un cimitero; «Madri, padri, bambini, uccisi nei loro letti, in sala da pranzo, nel loro giardino»

«Non è una guerra, è un massacro». Le parole sono del generale israeliano Itai Veruv. Sta parlando della strage del kibbutz di Kfar Aza. Dove l’organizzazione di volontari per le emergenze Zaka ha scoperto almeno 200 cadaveri di uomini, donne e bambini. Kfar Aza era una comunità agricola che accoglieva 750 persone. È diventata un cimitero dopo che gli uomini armati di Hamas hanno fatto irruzione dalla Striscia di Gaza e l’hanno devastata. «Madri, padri, bambini, giovani famiglie uccise nei loro letti, in sala da pranzo, nel loro giardino», ha detto Veruv all’agenzia di stampa Reuters. Alcune vittime sono state decapitate, ha fatto sapere. I terroristi hanno incendiato le case per costringere la gente a scappare fuori e poi ucciderla. E i racconti dei sopravvissuti riportano altri orrori.


Il testimone

Avidor Schwartzman ha detto di essersi nascosto con la moglie e la figlia di un anno nella stanza sicura della loro casa per più di 20 ore prima di essere salvato dai soldati israeliani. La scena che ha visto non la dimenticherà mai: «C’erano corpi ovunque. Cadaveri ovunque. Abbiamo visto che il nostro piccolo pezzo di paradiso, il nostro piccolo pezzo di paradiso, era completamente bruciato – bruciato e con sangue ovunque». Martedì, le forze di difesa israeliane hanno portato la stampa straniera nel kibbutz, dove rovine di case bruciate sovrastavano strade disseminate di residenti e militanti morti, auto date alle fiamme e pile di mobili rotti e altri rottami. Non c’è ancora un bilancio ufficiale delle vittime. Ma i militari dicono che decine di residenti sono stati uccisi nell’attacco.


La dinamica

«Abbiamo sentito degli spari e siamo rimasti praticamente barricati lì dentro per 21 ore finché l’esercito non ci ha salvato», ha raccontato sua moglie Keren Flash. «Continuavamo a sentire spari, spari, bombe e allarmi, e non sapevamo cosa stesse succedendo». Gli uomini armati di Hamas hanno sfondato la recinzione del kibbutz, forse usando una scavatrice. Da lì hanno aperto la strada ad altri uomini armati. I terroristi sono arrivati anche in motocicletta e in deltaplano, ha aggiunto il portavoce. Veruv stima che il numero totale di uomini armati entrati nel kibbutz sia di circa 70. Armati di kalashnikov, razzi e bombe a mano. Si potevano ancora vedere i corpi di alcuni militanti di Hamas distesi nelle strade attorno al kibbutz, con addosso camicie nere, pantaloni color kaki e giubbotti militari. Uno aveva ancora la pistola in mano.

L’allarme, gli spari

Ilana Brunda, 64 anni, ha descritto a La Stampa la strage da dentro il kibbutz: «Alle prime luci del mattino è scattato il sistema di allarme che segnala l’infiltrazione di assalitori. Sono iniziati gli spari, vicinissimi, dietro casa nostra. Io, mio marito e mia cognata ci siamo precipitati nel rifugio e siamo rimasti lì, barricati, mentre fuori avvampava l’inferno. Abbiamo una specie di porta blindata che deve aver retto bene all’attacco. Perché, non riuscendo a entrare, i terroristi hanno crivellato di colpi le finestre e sono passati oltre. Parevano tanti, assatanati, hanno distrutto le abitazioni, bruciato le auto, hanno ammazzato i nostri vicini sterminando intere famiglie come in una nuova Shoah».

I bambini come cavallo di Troia

Yafi Shpirer, psicologa argentina sposata con un israeliano, ha detto che «i terroristi sono entrati per massacrare bambini, che dormivano nei lettini, e donne in tutte le case. Hanno usato i bambini come cavallo di Troia per parlare e far aprire le abitazioni ai vicini. Le sirene hanno suonato e ci siamo nascosti nel rifugio che abbiamo. Nei gruppi WhatsApp abbiamo iniziato a ricevere notizie di rapimenti. Ci hanno detto che c’erano terroristi che pattugliavano una strada a 200 metri dalla mia cucina. Ogni kibbutz ha un’unità di difesa, nel nostro caso una ventina di giovani che sono usciti per proteggere le case e sono morti. Poi hanno ucciso tutti, sono state ore angoscianti fino all’arrivo dell’esercito. Sono animali venuti per distruggerci». Shpirer dice di aver «combattuto tutta la mia vita per una convivenza pacifica tra israeliani e palestinesi. Ora sono terrorizzata».

«Racconta al mondo quello che hai visto qui»

Tra i morti anche Smadar Mor Idan, 38 anni, uccisa dai terroristi nella sua casa. Era un’agente dello Shin Bet. Il suo nome è stato reso noto ieri dall’agenzia di sicurezza insieme con quello di altri due colleghi, Itay Yehoshua (36) e Omer Gvera (26), uccisi in combattimento nel sud del paese. Fuori dal kibbutz di Kfar Aza i testimoni raccontano di aver visto la culla schiacciata di un bambino che giaceva fuori da una casa bruciata, cadaveri sparsi per le strade, sacchi per cadaveri allineati su un campo da basket all’aperto. Il corpo di un residente giaceva coperto da un lenzuolo viola con un piede nudo sporgente, come se stesse solo dormendo. Accanto un cuscino e altri oggetti della loro vita quotidiana. In lontananza colpi di arma da fuoco ed esplosioni. Il fumo si alzava da Gaza. L’ultimo urlo verso il reporter di Reuters è quello di un soldato: «Racconta al mondo quello che hai visto qui».

Gli stupri, le persone sgozzate, i dolcetti per festeggiare

L’esercito israeliano non ha confermato la notizia delle decapitazioni dei bambini, data dall’emittente Israel 24News che per prima ha parlato del massacro del kibbutz. Ma i militari hanno confermato che alcune persone sono state sgozzate. Un sopravvissuto ha raccontato che la presenza di Hamas nel kibbutz di Kfar-Aza è durata molte ore. «I vandali hanno ucciso ostaggi con i coltelli, hanno violentato donne e ridevano», racconta. Nei video amatoriali di quel giorno, spiega la Repubblica, si vedono individui – spesso molto giovani, senza equipaggiamento militare e probabilmente non inquadrati dentro Hamas – che partecipano al sequestro di ostaggi, colpiscono le persone catturate con pugni e sputi e le trasportano all’interno della Striscia. L’accusa di stupri è stata fatta anche da altri sopravvissuti nei giorni scorsi. Altri video sabato mostravano i festeggiamenti per la riuscita dell’operazione. Da anni fanno parte del rituale voluto da Hamas, come la distribuzione di dolcetti all’angolo delle strade e i fuochi artificiali.

Foto copertina da: Reuters/Ronen Zvulun

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