Resta incinta a 13 anni, a processo la madre con il fidanzato: «La incitava ad avere rapporti con lui»

Ma la ragazza nega: «Ma quale violenza, siamo innamorati»

Un ragazzo di 21 anni e una donna di 50 sono a processo a Mantova per violenza sessuale nei confronti di una 13enne. Lei è la madre della ragazzina. Dalla presunta violenza è nato un bambino. La legge dice che gli incontri sessuali con minori di 14 anni sono comunque reato. Il 21enne rischia da sei a 12 anni. A novembre si svolgerà l’udienza con il rito abbreviato. Ma la ragazzina, oggi 15enne, ha negato la violenza sessuale: si definisce una mamma felice e innamorata e dice che l’accusa nei confronti del 21enne è assurda. La storia comincia nel 2021 nel Mantovano, quando i servizi sociali vengono allertati dagli insegnanti della scuola media frequentata dalla giovane. La segnalazione finisce sul tavolo della magistratura. Secondo la procura la mamma avrebbe incoraggiato la figlia ad avere rapporti sessuali con il ragazzo. I primi incontri si sarebbero svolti a casa della sorella della ragazzina. Loro adesso vivono in un paese al confine tra il Veneto e la Lombardia. Gli inquirenti contestano all’imputata di aver, «quale madre della persona offesa (ovvero la 13enne) istigato la minore infraquattordicenne ad accondiscendere alle richieste» del fidanzato co-imputato «di congiungersi carnalmente con lei». Secondo l’accusa la madre avrebbe quindi incitato la figlia ad avere rapporti con il ragazzo. Per questo la donna è considerata complice della presunta violenza sessuale. Ma lei non ci sta: «Ma quale violenza, siamo innamorati. Abbiamo una bimba che è frutto del nostro amore, siamo una famiglia… Assurda l’accusa di violenza sessuale, paradossale andare sotto processo».


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