Padova, primario indagato per violenza sessuale aggravata: le avances e i gesti «inequivocabili» alla collega

La dottoressa che lo ha denunciato lavora nel suo stesso reparto: davanti al rifiuto, l’uomo avrebbe insistito e tentato un approccio fisico

Sarà la giudice per le udienze preliminari del tribunale di Verona Livia Magri a decidere se rinviare a giudizio o archiviare le accuse nei confronti di un medico, primario nell’ospedale di Schiavonia, nel Padovano, per violenza sessuale aggravata. A denunciarlo è stata una sua collega e sottoposta, dottoressa nella stessa struttura in servizio all’Usl 6 Euganea. La donna ha accusato il suo superiore di avances verbali e di approcci fisici, gesti inequivocabili che l’hanno profondamente delusa e turbata e che l’hanno spinta a segnalare il primario anche alla direzione della struttura sanitaria in cui i due lavorano. È stato quindi avviato un procedimento disciplinare nei confronti del medico, subito congelato in attesa della decisione del Tribunale. Ma nel frattempo i due hanno continuato a lavorare insieme nello stesso reparto, nonostante le richieste della presunta vittima di trasferire il suo superiore almeno temporaneamente, tra attriti e tensioni. La vicenda è seguita anche dalla Cgil, alla quale la denunciante ha chiesto di vigilare per avere una tutela maggiore.


L’approccio fisico durante una pausa

I fatti risalgono al 2022, come riporta il Mattino di Padova. Al termine di un congresso a Negrar, nel Veronese, il primario avrebbe chiesto alla dottoressa di avere un rapporto sessuale. Davanti al secco rifiuto della donna, il suo superiore avrebbe reiterato la richiesta, con allusioni e anche un approccio fisico. Il tutto sarebbe avvenuto mentre non erano presenti altre persone. La donna, legata fino a quel momento al medico da un rapporto di stima e fiducia, sorpresa e sconvolta da quel comportamento decide di denunciare. La procura di Verona attiva subito il percorso previsto dal «Codice rosso», introdotto nel 2019. Il pm Mauro Leo Tenaglia ha chiesto per l’uomo, difeso dall’avvocato Giovanni Chiello, il rinvio a giudizio per violenza sessuale aggravata ai danni di un medico sottoposto, sul quale ora deve decidere la gup.


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