Scontro Ue-Musk sulla disinformazione online. La ceo Yaccarino: «Rimossi migliaia di account pro-Hamas»

La Commissione Ue ha ricevuto la risposta di X alla lettera in cui esprimeva preoccupazione sulla dilatazione dei contenuti fake

Videogame di guerra spacciati per immagini reali, vecchi video di ostaggi diffusi come nuovi, dichiarazioni false. Like, condivisioni, commenti. I contenuti fake – divenuti virali – riprodotti in loop sui profili di X hanno spinto la Commissione europea ad inviare un ultimatum a Elon Musk, e pure a Mark Zuckerberg, per fermare «entro ventiquattro ore» l’ondata di «contenuti illegali e disinformazione» sia in relazione all’attacco a sorpresa di Hamas in Israele e alla conseguenze reazione contro la Striscia di Gaza, sia alle imminenti elezioni europee 2024. Il commissario europeo per il Mercato interno, Thierry Breton, era infatti arrivato martedì sera con due lettere-fotocopia rivolte ai due imprenditori nelle quali si metteva in luce i «gravi sviluppi recenti sulla disinformazione online», ricordando «gli obblighi precisi in materia di moderazione dei contenuti» previsti dal Digital Services Act, ovvero«un’azione tempestiva, diligente e obiettiva da parte delle piattaforme social – a seguito di segnalazioni degli utenti – per rimuovere video e messaggi illeciti e frenare i deepfake. Pena le pesanti ripercussioni previste dai dettami Ue». Ma ora il messaggio dell’Ue – dopo un botta e risposta iniziale – sembra esser stato recepito direttamente dai vertici di X. Nella giornata di oggi, la Ceo del social media ha confermato la rimozione di «centinaia di account considerati affiliati a Hamas dopo l’attacco sferrato dal gruppo contro Israele», ha dichiarato Linda Yaccarino, amministratrice delegato di X. Ma non solo: la piattaforma – stando al (nuovo) tweet di Breton – avrebbe inoltre rispettato le scadenze dettate dall’Unione. La Commissione ha infatti ricevuto la risposta di X alla lettera in cui esprimeva preoccupazione sulla dilatazione dei contenuti fake. «I funzionari incaricati per l’applicazione del Digital Services Act (le norme Ue relative alla moderazione dei contenuti online, ndr), analizzeranno ora la risposta e decideranno i passi successivi», si legge nel post del commissario Ue per il Mercato. 


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