Partite Iva, arriva il rinvio delle tasse: lo spostamento a gennaio dell’acconto, le nuove date e gli interessi

Le cinque rate mensili e la convenienza rispetto al ravvedimento

Per un milione e duecentomila italiani le tasse sono rinviate. I 467 mila professionisti con partita Iva in regime ordinario che dichiarano fino a 175 mila euro e i 700 mila forfettari rinviano al prossimo anno la seconda rata dell’acconto Irpef 2023. Il differimento scatta per autonomi e professionisti che nel 2022 hanno avuto ricavi o compensi fino a 170 mila euro annui. Il decreto Anticipi del governo Meloni sposta al 16 gennaio la scadenza del 30 novembre. E concede la possibilità di pagare con cinque rate mensili con un interesse del 4%. La modifica interessa il 94% degli avvocati e il 91% dei commercialisti. Per i soggetti Isa e quelli con flat tax il rinvio vale fino al 50% dell’acconto 2023.


Lo spostamento a gennaio

Lo spostamento a gennaio 2024 riguarda la seconda rata dell’acconto dovuto dalle persone fisiche con partita Iva. Sono comprese, fa sapere Il Sole 24 Ore, tutte le imposte della dichiarazione dei redditi. Ovvero Irpef, addizionali, cedolare secca e sostitutiva dei minimi e forfettari. Nessun rinvio invece per i contributi previdenziali e Inail, e nemmeno per Iva e bollo. La rata di novembre è pari al 50% dell’intero dovuto per il 2023 nel caso dei forfettari e dei contribuenti che devono presentare gli Isa. Per gli altri è pari al 60%. Con un acconto 2023 pari a mille euro, spiega il quotidiano, il rinvio consente di pagarne 500 o 600 tra un mese e mezzo. Con la dilazione del pagamento il contribuente avrà cinque rate da 100 o 120 euro da versare il 16 gennaio, il 16 febbraio, il 18 marzo, il 16 aprile e il 16 maggio.


Le nuove date dei pagamenti e l’interesse

Sui pagamenti da febbraio in poi va calcolato anche un tasso d’interesse annuo del 4%. Per la rata di febbraio il peso è di 0,34 centesimi ogni cento. Arriva al massimo a 1,32 euro nella rata di maggio. La rateazione diventa anche più conveniente rispetto al ravvedimento operoso. Il tasso legale è infatti più alto di quello per la dilazione del secondo acconto. Ma con la rateazione si evitano del tutto le sanzioni che anche nella formula ridotta andrebbero dal 3% sulla seconda rata al 3,75% sulla quinta. La delega fiscale 2024 prevede comunque una rimodulazione delle sanzioni.

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