Tre aliquote Irpef, partite Iva, scudo sulle tasse: cosa c’è nella delega fiscale e cosa cambia per i contribuenti

Il governo Meloni: decreti attuativi pronti entro il 2023. L’Irap, l’Ires, le sanzioni ridotte, i regimi cooperativi e il concordato preventivo biennale

Meno Irpef, Ires e Irap. Revisione dell’Iva e delle accise. Tredicesima scontata e percorso per la flat tax. E niente sanzioni dal fisco a chi collabora con l’Agenzia delle Entrate. La delega fiscale approvata ieri dalla Camera contiene il quadro di riferimento per modificare il sistema tributario, a cinquantanni dall’ultima riforma organica datata ottobre 1971. Ora il governo avrà 24 mesi per produrre i decreti legislativi in attuazione dei singoli punti del provvedimento. Che prova anche a semplificare la platea attuale dei tributi e a snellire le modalità di pagamento. Giorgia Meloni intanto parla di «impegno onorato» e di un fisco «più giusto e più equo» con la riforma. La Cgil invece è critica: «Meno progressività, meno contrasto all’infedeltà fiscale, meno risorse per il welfare. Una controriforma che ci porta indietro di 50 anni».


L’Irpef, l’Irap, l’Ires

Secondo il relatore della riforma fiscale Alberto Gusmeroli (Lega) «i primi decreti attuativi saranno pronti entro l’anno. Ma alcuni interventi potranno vedere la luce anche nella legge di Bilancio». Tra questi la detassazione di premi di produzione e straordinari, l’abolizione delle microtasse o l’abolizione dell’Irap. Che farebbe sparire la metà delle dichiarazioni dei redditi. La delega prevede il passaggio graduale all’aliquota unica per l’Irpef. Intanto l’anno prossimo le aliquote subiranno una riduzione da quattro a tre. Tra le opzioni sul tavolo c’è l’ampliamento del primo scaglione (23%), che oggi include i redditi fino a 15 mila euro annui. Nella delega è prevista anche l’unificazione della no tax area per i lavoratori dipendenti e dei pensionati. Che oggi sono rispettivamente a 8.174 euro e 8.500 euro. La delega prevede la riduzione dell’Ires ma legata ad assunzioni e investimenti. Per i lavoratori autonomi si pensa a una riduzione delle ritenute. La revisione delle rendite catastali è stata scartata. Si prevede la razionalizzazione delle aliquote Iva. Con la revisione della disciplina delle detrazioni. E la riduzione delle accise su prodotti energetici ed elettricità.


L’Iva da azzerare su pane e latte

La legge punta ad azzerare l’Iva sui beni di prima necessità. Ora i beni e i servizi di una stessa “famiglia” potranno avere la stessa aliquota. Con il riordino il governo punta ad allargare l’intervento della legge di bilancio 2023. Che ha previsto la riduzione del 5% sui prodotti per l’infanzia e per l’igiene intima femminile. L’idea di una flat tax incrementale per i lavoratori dipendenti è stata cestinata. Sostituita, durante l’iter parlamentare, da una tassazione agevolata su straordinari, tredicesime e premi di produttività. Nella delega fiscale trova spazio anche il Superbollo sulle auto con una potenza superiore a 185 kW. Resta in vigore. Ma la delega impegna il governo a valutare un «eventuale e progressivo superamento» con i decreti delegati.

Le sanzioni ridotte per gli evasori fiscali

La lotta all’evasione fiscale parte dalla revisione dei meccanismi sanzionatori. I reati saranno la presentazione delle dichiarazioni infedeli e l’omessa dichiarazione. L’applicazione delle norme penali viene esclusa in radice per i contribuenti che accettano il patto con il fisco. Per esempio per coloro che accedono al sistema degli adempimenti cooperativi o a quelli che hanno un regime di controlli fiscali certificato dai professionisti. Ridotte le sanzioni amministrative che possono arrivare al 120 o al 240% dell’imposta come sull’Iva. La delega, anche per fronteggiare le censure della Ue, prevede che il governo possa ricondurle entro il tetto massimo del 60% previsto a livello europeo. Saranno estese e se possibile rafforzate le sanzioni accessorie, per chi dovesse violare i patti con il fisco, che secondo l’esecutivo sono più efficaci. Si va dalla chiusura dell’esercizio o delle attività al divieto di fare pubblicità e partecipare alle gare.

I regimi cooperativi e il concordato preventivo biennale

Chi aderisce ai regimi dei cooperativi non avrà sanzioni e avrà meno controlli oltre agli accertamenti limitati al passato. Chi li tradisce andrà incontro a provvedimenti più duri. Il concordato preventivo biennale sarà appannaggio dei contribuenti più piccoli. E consentirà di stabilire ex ante le imposte da pagare nei due anni successivi. Per le imprese più grandi sarà ridotto dalla soglia di un miliardo a 100 milioni il limite di fatturato che consente l’accesso all’adempimento collaborativo. U meccanismo simile scatterà per chi non rientra nei concordati o nella cooperative compliance.

Cottarelli: riforma ingiusta

L’economista Carlo Cottarelli in un’intervista a Repubblica dice che la delega fiscale del governo Meloni porta alcune utili semplificazioni. Ma nel complesso il giudizio è negativo: «Il Parlamento, o meglio le forze di maggioranza, hanno rinunciato a fare la cosa più importante che può fare un Parlamento e cioè fissare il livello della tassazione. Dove è finito il principio del No taxation without representation (Nessuna tassazione senza rappresentanza)? I decreti delegati torneranno in Parlamento solo per l’acquisizione di un parere, tra l’altro non vincolante». Sulla tassa piatta, spiega l’economista, «se si dovesse prevedere un’aliquota del 15%, si determinerebbe un grosso problema di gettito. In linea teorica, la delega vuole compensare l’ammanco eliminando le deduzioni e le detrazioni, ma finché il governo non specifica quali voci saranno eliminate è tutto facile. Tra l’altro, come ha scritto nella stessa legge, non potrà andare a toccare le agevolazioni fiscali su casa e sanità: con paletti del genere diventa difficile trovare i soldi. Lo sfoltimento delle detrazioni è auspicabile, ma è politicamente difficile».

Il concordato e l’accertamento

Secondo Cottarelli «se si voleva fare un’operazione verità allora si poteva stabilire che chi vuole aderire deve prima essere sottoposto ad un accertamento. In questo modo il Fisco ha un punto di partenza per le entrate future». Mentre sull’aiuto agli evasori «è difficile tracciare una linea precisa perché tante misure semplificano e tante altre riducono l’invasività del Fisco. Limitare troppo le azioni del Fisco potrebbe voler dire strizzare l’occhio agli evasori, ma vedremo i decreti legislativi». Infine, spiega l’economista a Giuseppe Colombo, «la delega dice che vuole ridurre il carico fiscale, ma per ridimensionarlo bisogna intervenire in deficit o lavorare sul lato della spesa. Non ci sono altre soluzioni».

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