La telefonata del terrorista di Hamas ai genitori durante la strage: «Papà guarda, ho ucciso 10 ebrei con le mie mani!» – L’audio

La terrificante conversazione è riemersa dal cellulare di una delle donne israeliane massacrate il 7 ottobre. «Dio ti protegga», lo benedice il padre

Era tanto sovreccitato, uno dei primi miliziani di Hamas riusciti a entrare a far strage in una città d’Israele a pochi chilometri dal confine con Gaza, da non star più nella pelle. Troppo forte l’emozione di aver centrato la missione di una vita – uccidere degli ebrei – per non condividerla con chi lo aveva messo al mondo e verosimilmente cresciuto con quel terrificante obiettivo: i suoi genitori. È un documento raggelante, quello diffuso oggi dall’esercito israeliano, recuperato all’interno del cellulare di una delle circa 1.400 vittime assassinate da Hamas lo scorso 7 ottobre. «Papà, papà, ho ucciso degli ebrei! Ne ho uccisi 10!», non smette per interi minuti di ripetere al telefono “Mahmoud”, il giovane terrorista impossessatosi del telefono della donna. «Sono a Mefalsim, a Mefalsim!», ripete fuori di sé ai genitori che lo ascoltano da Gaza, che a lungo non si capacitano di ciò che il figlio sta loro riferendo, prima di sciogliersi in lacrime – di gioia, si presume – per il macabro bottino del loro caro Mahmoud. È stato lo stesso portavoce dell’Idf, Daniel Hagari, a diffondere oggi via X lo sconcertante audio, nell’ulteriore tentativo di far capire al mondo di cosa sia capace e di cosa si nutre la violenza cieca e antisemita di Hamas scatenatasi senza controllo il 7 ottobre scorso. Mentre con lo sguardo e la voce continua a intimare indicazioni ai suoi compagni d’assalto – «Uccidi, uccidi, vai verso la città», lo si sente dire in sottofondo – il terrorista ha un solo chiodo fisso in testa: vuole che i suoi genitori prendano il suo telefonino rimasto a casa, accedano al suo stesso Whatsapp e guardi le prove che lui stesso si è auto-inviato dal cellulare della donna dell’assassinio di «10 ebrei». Foto, video o entrambi, presumibilmente. «Li ho uccisi con le mie mani papà», festeggia Mahmoud. E questi di rimando, una volta capita l’enormità di quanto sta accadendo: «Allah Akbar, che Dio ti protegga figlio mio». Ancor più commossa la madre: «Come vorrei essere lì con te». La banalità del male.


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