Erano bastati due comunicati, quello subito dopo l’attacco di Hamas e il secondo una settimana più tardi, per rendere fragilissimi i rapporti tra Israele e una parte del Vaticano. Nei documenti ufficiali, i Patriarchi di Gerusalemme «si dicevano solidali con i popoli di questa regione, che stanno sopportando le conseguenze devastanti dei continui combattimenti», e condannavano «qualsiasi atto diretto contro i civili», per poi criticare il «nuovo ciclo di violenze, con un ingiustificabile attacco contro tutti i civili, le tensioni continuano a crescere e sempre più persone innocenti e vulnerabili stanno pagando il prezzo più alto, come dimostra il drammatico livello di morte e distruzione a Gaza». Secondo la diplomazia israeliana, patriarchi e capi delle Chiese in Gerusalemme si erano macchiati di una «immorale ambiguità», non condannando fermamente le violenze di Hamas. Ora arriva il messaggio del cardinale Pierbattista Pizzaballa, alla guida del Patriarcato Latino di Gerusalemme, e rivolto agli «amati figli e figlie» di Gaza. Le parole sono destinate alla comunità cristiana della Striscia, ma sono destinate ad alimentare le tensioni tra Santa Sede e Israele, che non sente di aver ricevuto lo stesso tipo di sostegno e solidarietà dopo l’attacco del 7 ottobre.
Il messaggio di Pizzaballa
Il cardinale si è rivolto ai cristiani che vivono nella Striscia di Gaza. «Amati figli e figlie di Gaza, mi rivolgo a voi in questi tempi duri augurandomi di potervi raggiungere presto, come ogni anno, per incontrarvi, pregare e scambiare testimonianze con voi», esordisce il porporato, «questi continui attacchi che state subendo mi toccano profondamente e spezzano il mio cuore e quello di tutta la nostra comunità». Qui il primo riferimento ai bombardamenti di Tel Aviv sulla Striscia, con il messaggio evangelico: «Ricordate il comandamento di Cristo, non temete coloro che uccidono il corpo, non possono uccidere l’anima». Poi il sostegno alla popolazione ferita: «Sono con voi, la vostra sofferenza e il vostro dolore sono la mia principale preoccupazione, alla quale dedico tutto il mio tempo in primo luogo nella preghiera e in secondo luogo nel dialogo con i responsabili, per esortarli a porre fine a questa situazione il prima possibile e per sostenervi con tutte le mie forze». Il cardinale ha poi concluso parlando a nome della comunità cristiana: «È tutta con voi, prega per voi e vi sostiene. Ora abbiamo 18 fratelli e sorelle in cielo che pregano per voi e intercedono per voi: sono la nostra forza. Non perdete il coraggio e la speranza. ricordate che il Signore è con voi, noi siamo con voi. Rimanete forti, sono sicuro h eun giorno saremo uniti nella preghiera e nella pace».
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