Il taglio delle pensioni future per dipendenti comunali, medici, infermieri e maestre: perdite fino a 7 mila euro

L’articolo 34 della Legge di Bilancio prevede la riduzione degli emolumenti per alcune categorie che hanno iniziato a lavorare prima del 1996

Un taglio della pensione per maestre, infermieri, medici pubblici, ufficiali giudiziari e dipendenti comunali che hanno iniziato a lavorare prima del 1996. E, per le stesse categorie, un incremento per le stesse categorie dell’onere richiesto per il riscatto della laurea. Con una potenziale platea di 300 mila persona. È questo l’effetto dell’articolo 34 della Legge di Bilancio nella versione della bozza attualmente in circolazione. Un capitolo della previdenza prevede la riduzione della pensione futura per dipendenti comunali, della sanità e maestre. E che, in base a un’elaborazione dei sindacati Confsal-Unsa Fials-Unsa prevede perdite fino a 7 mila euro per una base pensionabile ipotetica di 30 mila. Mentre l’uscita con Quota 104 a 63 anni con 41 di versamenti porterà a un taglio del 4% dell’emolumento.


La riduzione

A parlare della riduzione delle pensioni future per i dipendenti comunali, della sanità e le maestre è oggi Il Messaggero. Il quotidiano cita i dati dei sindacati e il testo dell’articolo 34 della manovra. Il titolo della norma è “Adeguamento aliquote rendimento gestioni previdenziali”. Nel primo dei tre commi si spiega che «a decorrere dal 1° gennaio 2024 le quote di pensione a favore degli iscritti alla Cassa per le pensioni ai dipendenti degli Enti locali (CPDEL), alla Cassa per le pensioni dei sanitari (CPS) e alla Cassa per le pensioni agli insegnanti di asilo e di scuole elementari parificate (CPI), liquidate secondo il sistema retributivo per anzianità inferiori a 15 anni, sono calcolate con l’applicazione dell’aliquota prevista nella tabella di cui all’Allegato II alla presente legge». La stessa cosa vale per gli «iscritti alla cassa per le pensioni agli ufficiali giudiziari, agli aiutanti ufficiali giudiziari ed ai coadiutori (CPUG)». E si specifica che «l’applicazione dei commi da 1 a 4 non può comportare un trattamento pensionistico maggiore rispetto a quello determinato secondo la normativa precedente».


Le gestioni previdenziali coinvolte

Le gestioni previdenziali che fanno parte della questione sono la Cassa per le pensioni dei dipendenti comunali (Cpdel), la Cassa per le pensioni dei sanitari (Cps), quella per gli insegnanti di asilo e delle elementari (Cpi) e quella degli ufficiali giudiziari (Cpug). Sono tutte confluite nell’Inpdap e successivamente nell’Inps. Le novità riguardano chi lascia il servizio con una quota di pensione retributiva inferiore ai 15 anni. Ovvero a chi cominciato a lavorare tra il 1981 e il 1995. Per il retributivo la tabella delle aliquote che risale al 1965 sarà sostituita da un’altra, inserita come allegato nella Legge di Bilancio e pubblicata anche dalla Cosmed, Confederazione dei medici e dei dirigenti della sanità. La differenza tra le due tabelle è che la prima “regalava” fondi anche a chi aveva zero mesi di retribuzione, per arrivare poi a 0.,375 in un periodo di 15 anni.

Quanto ci perdono dipendenti comunali, medici e maestre

La seconda parte dal valore 0 per arrivare alla stessa cifra. Le aliquote, moltiplicate per la retribuzione pensionabile, danno la quota di pensione spettante. E quindi se la carriera precedente al 1996 è stata corta, la quota risulta più bassa. Considerando una base ipotetica pensionabile pari a 30 mila euro, il taglio della quota della pensione è di:

  • 7.159 euro il primo anno (zero anni di contributi);
  • 6.587 euro il secondo (un anno di contributi);
  • 6.028 il terzo (due anni di contributi);

E così via fino al 14esimo anno, quando il taglio ammonta a 382 euro. Le stesse aliquote si usano per il riscatto degli anni dell’università. Quattro anni arrivano a costare 66 mila euro invece di 19 mila.

Quota 104

«Le pensioni», dice il Segretario generale Cosmed Giorgio Cavallero, «non sono un regalo. Tutti i contributi sia di parte datoriale che a carico dei dipendenti vengono da sempre sottratti dalle risorse contrattuali. In particolare gli aumenti contrattuali vengono decurtati del 37% per alimentare gli accantonamenti previdenziali, e inoltre il 33% delle retribuzioni viene destinato per la pensione futura. Semmai sono gli evasori che beneficiano di pensioni non sostenute dalla contribuzione». E poi c’è Quota 104. Se il capitolo previdenza sarà confermato dal testo finale della legge di bilancio, cambierà il rapporto tra il coefficiente di trasformazione per l’età di uscita e quello dell’età di vecchiaia. Il Sole 24 Ore spiega che così si assottiglierà la”fetta” retributiva. Che dovrebbe subire una “penalità” di circa il 12%.

Il taglio del 4%

Con il risultato di riverberarsi con un taglio appunto attorno al 4% dell’importo totale dell’assegno, visto che in questo caso la parte legata alla retribuzione rappresenta mediamente circa un terzo della pensione complessiva. Nel caso di un trattamento di circa 2.500 euro lordi al mese si perderebbero quindi circa 100 euro. I lavoratori, come già accade ora con Quota 103, potranno comunque anche decidere di non accedere a Quota 104 beneficiando di un “premio”. Ovvero il mantenimento nella busta paga della trattenuta contributiva del 9,19% a loro carico, sulla falsariga del cosiddetto “bonus Maroni”. Che però si riduce fino a circa il 2% nei casi in cui scatta la decontribuzione.

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