Rovigo, piazzano ordigni fuori dalle abitazioni dei migranti: arrestati tre ventenni. Tra gli indagati un carabiniere

L’accusa: reati aggravati dalla matrice xenofoba

Tre giovanissimi, tra i 21 e 23 anni, sono stati arrestati ai domiciliari con l’accusa di detenzione, porto in luogo pubblico di ordigno esplosivo e tentato omicidio plurimo con dolo. Atti aggravati, secondo l’accusa, da una matrice xenofoba. Nello specifico, lo scorso 31 marzo avrebbero fatto esplodere un ordigno artigianale ai piedi del portone di un condominio ad Adria (Rovigo) dove vivono alcune famiglie, italiane e straniere. La struttura, inoltre, si trova vicino al centro d’accoglienza dei migranti di Borgo Fiorito, dove al momento sono ospitate 120 persone. L’esplosione avrebbe ha distrutto l’ingresso del palazzo, e le porta di tre appartamenti tra il primo e il secondo piano.


L’inchiesta

La magistratura ritiene che «la circostanza fortuita che non si fossero, nonostante la potente deflagrazione, verificati danni alle persone, ma solo alle cose, non escludeva la gravità di quanto accaduto», come riporta una nota della procura della Repubblica di Rovigo. C’è poi un altro episodio, risalente al 29 luglio, accaduto a Rosolina Mare. Secondo quanto riporta il Corriere del Veneto, i tre (nascosti da un passamontagna e con le targhe delle auto coperte) avrebbero lanciato materiale esplodente in prossimità degli appartamenti del villaggio Tizè, dove vivono alcune famiglie di origini straniere. Le esplosioni sarebbero state tre: una in direzione degli appartamenti situati a sud-est della struttura e i successivi in zona nord-est.


«Indole violenta e xenofoba»

In questo caso l’aggravante risiede anche nel momento che hanno scelto: le 4 di mattina, così da ostacolare la pubblica e privata difesa. Stando alle indagini dei carabinieri di Adria, scrive ancora il Corriere, sono emerse «l’indole violenta, xenofoba – come scrive ancora la procura – e intenzioni di spedizioni punitive e le modalità di commissione dei fatti particolarmente accorte, quali la copertura della targa del mezzo con cui gli indagati erano giunti sul luogo di commissione del delitto il 31 marzo 2023, nonché la capacità di operare altre iniziative organizzate per azioni violente con modalità professionali quali l’uso di passamontagna e la scelta di percorsi non coperti da telecamere pubbliche». È inoltre indagato un militare con l’accusa di rivelazione di segreto d’ufficio: i tre si sarebbero rivolti a lui per chiedere conto delle indagini in corso sugli episodi.

Foto copertina: Corriere Veneto

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