Il caso Rupnik diventa un Me Too in Vaticano. Il sacerdote degli abusi si salva accolto da una diocesi slovena ma Papa Francesco lo vuole a processo

Per mesi il caso del gesuita, accusato di diversi abusi, è rimasto silente. Fino a quando l’arrivo del prelato a Capodistria è diventato di dominio pubblico

«Nel mese di settembre la Pontificia Commissione per la Tutela dei Minori ha segnalato al Papa gravi problemi nella gestione del caso di padre Marko Rupnik e la mancanza di vicinanza alle vittime. Di conseguenza il Santo Padre ha chiesto al Dicastero per la Dottrina della Fede di esaminare il caso e ha deciso di derogare alla prescrizione per consentire lo svolgimento di un processo», recita oggi un comunicato della Santa Sede. «Il Papa è fermamente convinto che se c’è una cosa che la Chiesa deve imparare dal Sinodo è ascoltare con attenzione e compassione coloro che soffrono, soprattutto coloro che si sentono emarginati dalla Chiesa». Per capire le parole odierne di Papa Francesco che ora vuole un processo contro Marko Rupnik, occorre fare un passo indietro. Ovvero quando il prelato, accusato da varie donne di abusi sessuali, è tornato, ieri a fare notizia. Il vescovo di Capodistria, monsignor Jurij Bizjak, ha aperto le braccia all’ex-gesuita, accogliendolo nella sua diocesi. Un sì detto dopo la richiesta del sacerdote stesso fatta a giugno, guarda caso un mese prima di essere dimesso dall’ordine di appartenenza. Rupnik è stato accolto in terra slovena nonostante le denunce di diverse religiose e l’espulsione dalla Compagnia di Gesù lo scorso 14 luglio. Questo perché secondo il vicario generale Slavko Rebec, non è stata «emessa alcuna sentenza giudiziaria».


Chi è Marko Rupnik

Per chi non si ricordasse del personaggio Rupnik, teologo e mosaicista di fama mondiale, è al centro di uno scandalo che ha scosso il mondo cattolico dal novembre 2022, quando sono emerse le accuse a suo carico di aver abusato spiritualmente e sessualmente di diverse religiose negli anni ’90 in una comunità di Lubiana, sempre nella natia Slovenia. Una delle presunte vittime ha affermato a Domani di aver rischiato il suicidio, dopo aver subito gli abusi, anche psicologici, per anni. «La prima volta – racconta la donna – mi ha baciato sulla bocca dicendomi che così baciava l’altare dove celebrava l’eucaristia, perché con me poteva vivere il sesso come espressione dell’amore di Dio». Altre violenze sarebbero state denunciate da persone che frequentavano il Centro Aletti di Roma, attorno a cui il teologo ruotava. Gran parte di questi casi trattano esperienze vissute decenni fa, quindi oramai cadute in prescrizione. Nel fascicolo Rupnik è stato anche segnalato il caso di assoluzione del complice contro il sesto comandamento. Ovvero il sarcedote avrebbe assolto una donna con cui aveva avuto un rapporto sessuale. Un fatto ritenuto dalla Chiesa gravissimo, che ha provocato la scomunica ‘latae sententiae’ dell’ex gesuita sloveno, sentenza poi rimessa dal Dicastero per la Dottrina della Fede. Dopo il decreto del superiore generale padre Arturo Sosa Abascal infatti ci fu una “visita canonica” al Centro Aletti fondato a Roma da Rupnik, dove il Vicariato salvò la struttura, ponendo di fatto dubbi anche sulla cancellazione stessa dell’ex gesuita dall’ordine.


Dove si trova ora Rupnik

Per Silerenonpossum, che ha dato per primo la notizia dell’accoglienza slovena, Rupnik non sarebbe nemmeno interessato a rimanere in terra natia. «A Borgo Santo Spirito è arrivata tutta la documentazione e qualcuno ha storto il naso. “Difatti – riferiscono – Rupnik non ha chiesto di esercitare lì il suo ministero ma di voler continuare a tenere esercizi spirituali e fare i mosaici”». Il suo desiderio è quello di fare il clericus vagans o vagabundus, girellare, anche se formalmente accolto in una diocesi. Secondo quanto riporta un pezzo di Domani il sacerdote si troverebbe già a Roma.

La decisione del Vaticano che risolleva il caso

Non finisce qui. La Pontificia Commissione per la Tutela dei minori ha contattato le vittime note dei presunti abusi dell’ex gesuita, chiedendo un incontro. Lo scopo dell’invito, apprende Ansa, è quello di esaminare e studiare il modo in cui le vittime sono state trattate dalla Chiesa, in particolare dai Gesuiti e dal Vaticano. Ora la mossa di Papa Francesco cambia le carte in tavola. Se finora i gesuiti e il Vaticano sono stati accusati di coprire il caso o perlomeno di dare una operazione di maquillage a tutta la vicenda il sacerdote rischia un regolare processo.

(In foto Marko Ivan Rupnik durante la sua meditazione in Aula Paolo VI, in occasione della giornata del Giubileo della Misericordia per la Curia Romana, Città del Vaticano, 22 febbraio 2016. ANSA/Osservatore Romano/Press Office)

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