Netanyahu boccia il cessate il fuoco: «Sarebbe una resa a Hamas. Ma faremo di tutto per evitare vittime civili e liberare gli ostaggi» – Il video

Il premier israeliano ha anche escluso ogni ipotesi di dimissioni: «Le deve dare Hamas, dalla Storia». Nell’altra conferenza stampa lo strazio dei parenti dei rapiti

Israele non accetterà alcun cessate il fuoco nella guerra contro Hamas, perché farlo significherebbe «arrendersi ad Hamas, arrendersi ai barbari». Lo ha detto il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu in una conferenza stampa coi giornalisti stranieri tenuta stasera a Tel Aviv, a poche ore dalla diffusione da parte di Hamas di un nuovo video con tre ostaggi israeliani, ma anche della notizia della liberazione in un blitz militare di una soldatessa rapita. «Gli orrori compiuti da Hamas il 7 ottobre ci hanno mostrato come il male non scomparirà da solo. Siamo noi a doverlo estirpare», ha detto Netanyahu, indicando quello di oggi come «un punto di svolta per i leader e le nazioni di tutto il mondo: è tempo per tutti di decidere se siamo pronti a combattere per un futuro di speranza. E non realizzeremo quella promessa a meno che noi, il mondo civile, non siamo pronti a combattere i barbari. Perché loro sono pronti a combattere noi». Quanto a Israele, ha incalzato il pubblico internazionale Netanyahu, è certamente pronto a combattere quella battaglia, perché «dice la Bibbia che c’è un tempo per la pace e uno per la guerra. E questo è il tempo della guerra. Dal 7 ottobre siamo in guerra. non l’abbiamo scelta, né voluta, ma la vinceremo». Ecco perché gli appelli al cessate il fuoco suonano ora per Israele come per gli Usa dopo l’attacco del 1941 a Pearl Harbor o quello dell’11 settembre 2011 di Al Qaeda: irricevibili.


Dimissioni? «Le darà Hamas: dalla Storia»

Dopo aver puntato ancora il dito contro la «barbarie» di Hamas, accusato non solo dei peggiori crimini commessi nel sud di Israele il 7 ottobre, ma anche di continuare a usare civili palestinesi come scudi umani a Gaza, Netanyahu ha poi dovuto rispondere alle domande dei giornalisti internazionali, concentratesi sui temi degli ostaggi, delle vittime palestinesi della guerra, e del suo stesso destino politico. «Dimettermi? L’unica a doversi dimettere è Hamas. Faremo in modo che si dimettano dalla Storia», ha risposto al premier a chi gli chiedeva se non sentisse di dover fare un passo indietro dopo il fallimento politico-militare del 7 ottobre. Quindi, nel giorno della diffusione del nuovo video di Hamas con tre donne israeliane ostaggio che gli danno contro, Netanyahu ha assicurato di «sentire tutta l’angoscia delle famiglie e capire perfettamente le loro preoccupazioni». E tuttavia, ha detto, «la valutazione comune non solo del governo ma di tutte le forze di sicurezza e dell’esercito è che l’offensiva di terra crea in realtà la possibilità, non la certezza, di liberare gli ostaggi» perché «Hamas non lo farà se non è sotto pressione».


Le vittime palestinesi e le pressioni internazionali

Quanto alle vittime palestinesi della campagna militare israeliana, che secondo i conti di Hamas sarebbero ormai oltre 8mila dall’inizio del conflitto, Netanyahu ha detto che «non un singolo civile deve morire», ma che la domanda andrebbe rivolta piuttosto a Hamas, perché è essa ad «impedire che sfollino verso la zona sicura che abbiamo creato nel sud-est della Striscia di Gaza». Sotto le pressioni non solo dell’opinione pubblica internazionale, ma della stessa Casa Bianca, Netanyahu ha assicurato comunque che «faremo di tutto per prevenire vittime civile – non solo con la zona sicura ma anche facendo entrare tutto ciò di cui c’è bisogno – cibo, acqua, medicinali e così via». «Hamas usa i civili come scudi umani. Noi facciamo il massimo per evitare queste vittime, ma non intendiamo rinunciare alla lotta, perché ciò avrebbe disastrose conseguenze, non solo per Israele ma per tutti gli altri Paesi civilizzati».

Lo strazio dei parenti degli ostaggi dopo il nuovo video

Netanyahu aveva già commentato a caldo il video diffuso da Hamas con le tre donne ostaggio dalla Striscia di Gaza, definendo il filmato uno strumento di «una campagna psicologica crudele». «Mi rivolgo a Yelena Tropanov, Danielle Alloni e Rimon Kirscht che sono state rapite da Hamas-Isis in quello che è un crimine di guerra: io vi abbraccio, il nostro cuore è con voi», ha detto il premier israeliano, ribadendo il suo impegno «per riportare a casa gli ostaggi e i dispersi». Ma a parlare in serata sono stati anche di nuovo i familiari degli ostaggi detenuti a Gaza. Compreso uno dei parenti di una delle donne riprese nel video diffuso oggi. «È la prima volta che vediamo che i nostri familiari sono vivi. Chiedo ai leader occidentali di fare pressione, chiedo al presidente Biden di fare il possibile per riportare gli ostaggi a casa. Il tempo sta passando ma non è tardi per riportarli a casa», ha detto l’uomo nel corso di una conferenza stampa a Tel Aviv.

Leggi anche: