Roma, gli studenti del Righi ora ribaltano la storia: «Il prof non ci ha mai dato un tema sulla guerra, né ha preso di mira il compagno italo-israeliano»

La versione dei ragazzi all’assemblea di classe: «L’alunno? Sì è scosso, come tutti: ma per come è stata raccontata la vicenda»

Potrebbe essersi sviluppata in maniera ben diversa da come è emersa nelle prime ore sui media, la vicenda del presunto tema «imbarazzante» sul conflitto in Medio Oriente sottoposto da un docente agli studenti di una classe del liceo Righi di Roma. È quello che sostengono ora gli stessi alunni, che su quanto accaduto hanno svolto oggi un’assemblea di classe, dopo la quale hanno voluto diramare una nota per chiarire la vicenda. Nota nella quale sembrano prendere decisamente le difese del prof di storia e filosofia finito nella bufera, oltre che sotto la lente di un’indagine dell’Ufficio scolastico regionale per possibile violazione del codice scolastico. «Non ci è mai stato assegnato alcun tema dal docente, tantomeno sulle posizioni prese dal nostro compagno», sostengono gli studenti. Non solo, ma quanto all’allievo italo-israeliano che sarebbe stato preso di fatto di mira dal professore come «controparte» di una contesa virtuale sulla guerra, gli alunni del Righi fanno sapere ora che «quest’ultimo non è mai stato chiamato a sostenere le ragioni di Israele, ma anzi se ha espresso il suo punto di vista riguardo la questione palestinese è stato unicamente per sua volontà, e mai il professore ha assunto comportamenti lesivi della dignità della sua persona». Insomma, la classe – o quanto meno la sua maggioranza – sembra prendere decisamente le difese del docente.


«La scuola difenda il nostro prof»

Ribaltando la narrazione sin qui emersa di quanto accaduto, che aveva fatto parlare persino una senatrice, Raffaella Paita di Italia Viva, di «atteggiamenti fortemente discriminatori» nei confronti di un alunno italo-israeliano, i ragazzi e le ragazze sostengono quindi che non ci sarebbe stata da parte del loro docente alcuna violazione del codice disciplinare dell’istituto. Vanno oltre, anzi, e rivolgono un appello alla scuola stessa, affinché prenda posizione su quanto accaduto in tutela del loro professore di lettere e degli stessi studenti. Posizione di fatto in linea con quella assunta dall’insegnante dopo lo scoppio delle polemiche: «Non c’è stato alcun tentativo di danneggiare o attaccare il giovane per la sua posizione», ha detto in mattinata rivendicando la sua «libertà di insegnamento».


«Il compagno italo-israeliano? È scosso, come tutti noi»

Non pare chiara, a conti fatti, la posizione dello studente dalla cui famiglia era partita la denuncia su quanto accaduto tra le mura del Righi. In un primo momento era filtrato dagli ambienti scolastici che lo studente in questione era «molto scosso» per essersi ritrovato nella posizione di «controparte» rispetto alle argomentazioni sostenute dal docente di italiano. Quest’ultimo, sollecitato sulle presunte difficoltà del ragazzo per il trattamento ricevuto ha replicato senza particolari rimorsi: «Si sente scosso? Anche io, perché c’è un genocidio in atto». Ora gli studenti propongono una versione diversa, facendosi portavoce dell’alunno: «Lo studente coinvolto vorrebbe esprimere il suo disagio nell’aver trovato la sua situazione personale riportata in maniera sbagliata su diversi giornali senza sua consultazione. Con lui, anche tutto il resto della classe rimane scosso». E per quanto riguarda l’identificazione dell’alunno tramite nome, cognome e doppia cittadinanza avvenuta sul registro elettronico da parte del docente, i ragazzi tengono a precisare che «tale dinamica è già stata risolta con la dirigenza e il professore».

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