Papa Francesco: «La guerra è una sconfitta, servono due Stati. L’antisemitismo? C’è ancora, la Shoah non è bastata»

Il Pontefice, nell’intervista al direttore del Tg1 Gian Marco Chiocci: «Andrò alla Cop28 a Dubai»

«Ogni guerra è una sconfitta, non si rivolve nulla con la guerra. Tutto si guadagna con la pace, con il dialogo». A dirlo è Papa Francesco, nella lunga intervista al direttore del Tg1 Gian Marco Chiocci, in onda al termine del telegiornale. Per il Pontefice, nei conflitti «uno schiaffo provoca l’altro: uno forte e l’altro più forte ancora e così si va avanti», spiega. La soluzione «saggia» per Sua Santità prevede, dunque, «due popoli e due Stati. L’accordo di Oslo: due Stati ben limitati e Gerusalemme con uno status speciale», afferma il Papa, sottolineando inoltre come il mondo stia vivendo «l’ora più buia», seppure il problema più grave siano «le industrie delle armi». Alla domanda del direttore Chiocci se vi è la possibilità di un’escalation del conflitto in Medio Oriente, Papa Francesco risponde: «Sarebbe la fine di tante cose e di tante vite. Io penso che la saggezza umana fermi queste cose. Sì, c’è la possibilità ma … e a noi questa guerra ci tocca per quello che significa Israele, Palestina, la Terra Santa, Gerusalemme ma anche l’Ucraina ci tocca perché è vicina. Ma ci sono tante altre guerre che a noi non toccano: Kivu, lo Yemen, il Myanmar con i Rohingya che sono dei martiri. Il mondo è in guerra ma c’è l’industria delle armi dietro», ribadisce. Per Papa Francesco, inoltre, l’antisemitismo esiste e «rimane nascosto. Lo si vede, i giovani per esempio, di qua e di là che fanno qualche cosa», sottolinea. «È vero che in questo caso è molto grande ma c’è qualche cosa sempre di antisemitismo e non è sempre sufficiente vedere l’Olocausto che hanno fatto nella seconda guerra mondiale, questi 6 milioni uccisi, schiavizzati e non è passato. Purtroppo, non è passato. Non saprò spiegarlo e non ho spiegazioni è un dato di fatto che io lo vedo e non mi piace», ha detto il Pontefice.


«Chiamo tutti i giorni i religiosi che sono rimasti a Gaza»

«Chiamo tutti i giorni» i religiosi rimasti a Gaza «e c’è anche una suora argentina lì e il parroco era a Betlemme nel momento che è scoppiato tutto questo e non è riuscito a tornare perché era andato a Betlemme ad acquistare medicine. Adesso è a Gerusalemme ma non può entrare», spiega Papa Francesco. «E il viceparroco egiziano, padre Yussuf lo chiamo tutti i giorni e mi dice “ma questo è terribile, adesso l’ultima cosa è che hanno bombardato l’ospedale ma a noi in parrocchia ci rispettano, in parrocchia abbiamo 563 persone, tutti cristiani e anche qualche musulmano. Bambini ammalati dei quali si prendono cura le suore di Madre Teresa”», ha continuato il Pontefice che ha inoltre sottolineato come «per il momento, grazie a Dio, le forze israeliane rispettano quella parrocchia».


«Gli ucraini sono un popolo martire»

Sulla guerra in Ucraina, Papa Francesco invece afferma che «il popolo ucraino è un popolo martire, ha avuto persecuzioni al tempo di Stalin. Ho letto un libro commemorativo su questo e sul martirio terribile è stato terribile, Siberia .. è stato un popolo che soffre tanto e adesso qualsiasi cosa gli fa rivivere quello. Io li capisco e ho ricevuto il presidente Zelensky, capisco, ma ci vuole la pace. Fermatevi! Fermatevi un po’ e cercate un accordo di pace, gli accordi sono la vera soluzione di questo. Per ambedue» le parti. Nell’intervista, il Pontefice ha inoltre spiegato che sarebbe andato da Putin se «fosse servito a qualcosa». All’ambasciata russa, dove si è recato il secondo giorno dell’invasione, «quando io presentavo dei prigionieri, io andavo lì e loro liberavano, hanno liberato anche da Azov. Insomma l’ambasciata si è comportata molto bene ne liberare le persone che si potevano liberare. Ma il dialogo si è fermato lì. In quel momento mi scrisse Lavrov: «Grazie se vuole venire, ma non è necessario». Io volevo andare da entrambe le parti (Mosca e Kiev, ndr)».

«Andrò alla Cop28 sul clima»

«Andrò a Dubai. Credo che partirò il primo dicembre fino al 3 dicembre. Starò tre giorni lì». Così il Papa, nell’intervista al direttore del Tg1 Gian Marco Chiocci, ha risposto alla domanda se è vero che andrà a Dubai per la Cop28 sul clima.

«L’Europa aiuti l’Italia sui migranti»

Sul perché a tutt’oggi i migranti continuano a morire in mare, Papa Francesco risponde: «Io sono figlio di migranti ma in Argentina siamo 46 milioni credo e soltanto indigeni proprio lì sono 6 milioni non di più. Gli altri tutti migranti. È proprio un paese fatto di migrazioni: italiani, spagnoli, ucraini russi, Medio Oriente tutti. A questi ultimi in Argentina gli diciamo turchi perché arrivavano con il passaporto turco del grande impero ottomano e io sono abituato a vivere in un paese di migranti», spiega il Pontefice aggiungendo inoltre come «ci sono state migrazioni brutte nel dopoguerra ma oggi è sempre una cosa molto drammatica e sono cinque i paesi che soffrono più la migrazione: Cipro, Grecia, Malta, Italia e Spagna. Sono quelli che ricevono di più» e l’Europa «deve essere solidale con questi, non possono questi cinque paesi prendere tutti e i governi devono entrare in dialogo. Ci sono piccoli paesi vuoti con dieci, quindici anziani e hanno bisogni di gente che vada a lavorare lì. C’è una politica migratoria con i passi della migrazione: riceverli, accompagnarli, promuoverli e inserirli nel lavoro», spiega. 

«La Chiesa riceve tutti e non si domanda come sei»

Sul tema delle coppie omosessuali, Francesco ribadisce che «la Chiesa riceve le persone, tutti e non si domanda come sei. Poi dentro ognuno cresce e matura nella sua appartenenza cristiana. E’ vero che oggi è un po’ alla moda parlare di questo. La Chiesa riceve tutti. Un’altra cosa è quando ci sono delle organizzazioni che vogliono entrare. Il principio è questo: la Chiesa riceve tutti coloro che possono essere battezzati. Le organizzazioni non possono essere battezzate. Le persone sì», sottolinea. Mentre sul futuro delle donne nella vita della Chiesa, in particolare per quanto riguarda le ordinazioni, il Pontefice spiega come ci sia «un problema teologico, non un problema amministrativo. Le donne possono fare di tutto nella Chiesa anche si può avere una Governatrice, non c’è problema. Ma dal punto di vista teologico, ministeriale, sono cose diverse: il principio petrino, che è quello della giurisdizione e il principio mariano che è quello più importante perché la Chiesa è donna, la Chiesa è sposa non è maschio la Chiesa, è donna. Ci vuole una teologia per capire questo e il potere della Chiesa donna e delle donne nella Chiesa è più forte e più importante di quello dei maschi ministri. È più importante Maria che Pietro, perché la Chiesa è donna. Ma se noi vogliamo ridurre questo al funzionalismo, perdiamo», conclude Papa Francesco.

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