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Scontro Azione-Italia Viva, Gelmini: «Rimossa dalla commissione Affari costituzionali». Borghi: «Musolino più capace»

03 Novembre 2023 - 12:27 Felice Florio
La decisione è stata comunicata alla senatrice di Azione da una funzionaria di Italia Viva: «Complimenti per lo stile»

La scissione della mai nata federazione tra Azione e Italia Viva ha tutte le caratteristiche di una guerra di trincea. Matteo Renzi, nelle strategie parlamentari, sembra stia riuscendo meglio di Carlo Calenda nel logoramento degli avversari. Lo scorso 19 ottobre, ha imposto il cambio del gruppo al Senato, cancellando il nome di Azione e sostituendolo con il Centro. La controversia non è stata sciolta con una prima mediazione del presidente di Palazzo Madama, Ignazio La Russa, che avrebbe proposto ad Azione di costituire un intergruppo nel Misto e a Italia Viva di costituire un gruppo ex novo. Questione di ripartizione delle risorse economiche già predisposte per il gruppo attuale. Così, è stata chiamata a esprimersi la Giunta del regolamento del Senato. Martedì 7 novembre si riaggiornerà, dopo un primo incontro inconcludente: vista la mancanza di precedenti, è difficile stabilire a chi spetterà risolvere una disputa che riguarda regole interne ai gruppi. Nel frattempo, un altro colpo è stato assestato dalla componente renziana del gruppo, che vanta sette senatori su 11 totali. Il capogruppo a Palazzo Madama, l’ex Pd Enrico Borghi, ha rimosso l’azionista Mariastella Gelmini dalla commissione Affari costituzionali. Al suo posto, premiata la new entry del partito di Renzi, la senatrice Dafne Musolino.

Lo sfogo sui social

Come spesso è accaduto in questa legislatura, i contrasti tra Azione e Italia Viva hanno trovato immediato sfogo sui social. «Non farò più parte della commissione Affari costituzionali del Senato. Non l’ho deciso io, ma Renzi e Borghi, che non hanno avuto neanche il coraggio di dirmelo. La decisione mi è stata comunicata, con non poco imbarazzo, da una funzionaria di Italia Viva. Complimenti per lo stile». Al post di Gelmini, ha risposto lo stesso Borghi: «Cara Maria Stella, visto che ti sei abituata, in compagnia peraltro, a disertare le riunioni del gruppo dove si affrontano le questioni, per portarle in pubblico, ti risponderò pubblicamente: ritengo che Musolino sia più capace e affidabile di te in Prima commissione. Tocca al capogruppo decidere. E ha deciso, sapendo di esprimere il consenso maggioritario del gruppo. Tutto qui. Stai bene». A questo punto è intervenuto direttamente Calenda, il quale ha ricordato che «Quando Borghi è entrato nel gruppo parlamentare, la frattura tra Azione e Italia Viva era già consumata. Da statuto avremmo potuto mettere un veto sul suo ingresso. Non lo abbiamo fatto, ritenendo che avrebbe tenuto un comportamento professionale o almeno conforme alla normale educazione. Amen. Per fortuna tutto ciò è alle nostre spalle».

Le reazioni

La saga di post, tweet, commenti, like, dopo l’intervento di Calenda, si è espansa. Raffaella Paita, predecessora di Borghi e adesso coordinatrice nazionale di Italia Viva, ha attaccato il leader di Azione: «Calenda, nei gruppi parlamentari democratici funziona così. Ma ci sono due cose su cui tu proprio non puoi dare lezioni. La prima è l’educazione. La seconda è come si fa politica. Smetti di attaccare Italia Viva e fatti una vita anche senza di noi, se ti riesce. Vedo con piacere che attacchi più Renzi di Giorgia Meloni o Elly Schlein: si chiama “ingratitudine del beneficiario rancoroso”. Ciao». La batteria social renziana è ormai partita e la discussione, da coinvolgere soltanto i senatori, è arrivata anche a Montecitorio. Il deputato Francesco Bonifazi, da sempre vicino a Renzi e annoverato tra i membri del cosiddetto giglio magico, ha scritto: «Capire le regole dei gruppi parlamentari è molto semplice. Non bisogna essere esperti di neutrini al Cern, anche Mariastella può farcela. Chi ha la maggioranza decide. Siccome Gelmini fa come vuole, si assenta senza dirlo, non si relaziona con gli altri e pensa di fare come le pare, la conseguenza naturale è che da oggi Gelmini non segua più l’autonomia differenziata e la commissione Affari costituzionali. Tutto qui. Semplice, no?».

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