La storia infinita di Renzi e Calenda, aut aut di Italia Viva ad Azione: o insieme alle Europee, o si sciolgono i gruppi parlamentari

L’ultimatum dei renziani che al Senato hanno i numeri necessari per costituire un gruppo autonomo

È una mano tesa o un vincolo? I punti di vista dei parlamentari di uno o dell’altro partito, apparentemente distanti, si sovrappongono quando si tratta di sopravvivenza elettorale. Per Azione e Italia Viva, la tornata delle Europee del prossimo giugno è una prova difficile da superare, da soli. La soglia di sbarramento al 4% impone la ricerca di alleati. E se Carlo Calenda sembra avere più sponde esplicite, Matteo Renzi dovrà ricorrere alla sua indiscutibile finezza strategica. Zona Nazareno, pur di interrompere definitivamente la stagione del renzismo, è iniziato da tempo un corteggiamento di Calenda. I renziani, invece, sono più isolati nel campo del centrosinistra. Dalle parti di +Europa, ci sarebbero stati tentativi da equilibristi pur di riportare Azione e Italia Viva a sedersi allo stesso tavolo, in vista del voto europeo. In questo scenario, si inserisce l’offerta di Renzi a Calenda. Un paio di settimane fa, il toscano ha dichiarato: «Se vogliamo fare la lista unitaria io ci sto». Proposta caduta nel vuoto: Calenda, dopo la fine del progetto Terzo polo, non si fida più dell’ex presidente del Consiglio.


In quell’addio turbolento, che ha innescato anche una serie di cambi di casacca nelle file dei due partiti, si sono salvati soltanto i gruppi parlamentari: si è deciso di proseguire ancora insieme alla Camera e al Senato, anche perché l’esistenza dei gruppi garantisce un tesoretto di diversi milioni di euro da spendere per lo staff, la comunicazione e le attività politiche di entrambi partiti. Se nello scacchiere delle alleanze con altri partiti appare in vantaggio Azione, Italia Viva ha il favore dei numeri nella composizione dei gruppi parlamentari. Soprattutto a Palazzo Madama dove, grazie al recentissimo ingresso di Dafne Musolino, Renzi può contare su sette senatori. Il numero minimo per formare un gruppo autonomo è pari a sei. Si complicherebbe, invece, la condizione dei senatori calendiani, che al momento sono quattro. «È ovvio che la questione si deciderà a Palazzo Madama», conferma a Open un parlamentare di Azione. Alla Camera le proporzioni cambiano e, comunque, una norma transitoria introdotta dopo il taglio dei parlamentari rende più semplice, per il presidente dell’Aula, autorizzare la costituzione di gruppi derogando alla quota minima di 20 deputati.


Ed ecco che, a due settimane dall’ultimo armistizio avanzato da Renzi, il suo partito prova a stringere sulla lista unitaria. Lo fa con un aut aut: «Nella riunione dei gruppi parlamentari di Italia Viva che si è tenuta ieri sera – 16 ottobre – con la presenza di Renzi, è emersa la volontà di ancorare la permanenza dei gruppi unici con Azione alla lista unica per le Europee. Qualora non si corresse uniti alle Europee, sarebbe inutile restare uniti in Parlamento, è il ragionamento emerso. A tal fine, giovedì 19 ottobre, il capogruppo al Senato Enrico Borghi dovrebbe convocare i parlamentari di Italia Viva e Azione per fare il punto della situazione». Lo scrive l’Ansa e a Open arriva la conferma di una fonte autorevole del partito: i gruppi restano uniti se si corre insieme alla tornata per l’Europarlamento. La sfida del prossimo giugno è troppo importante per essere mancata da Renzi, che ha lanciato l’operazione Centro nelle scorse settimane e ha deciso di candidarsi in prima persona per un seggio a Strasburgo. Se non superasse la soglia di sbarramento, sarebbe una batosta elettorale difficile da giustificare per chi, dieci anni prima, nella stessa tornata, portò il Partito democratico al 40,81% dei consensi: il miglior risultato di sempre, in termini percentuali, per il Nazareno.

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