Il presidente emerito della Corte Costituzionale Giuliano Amato critica il premierato. «Questa riforma costituzionale cambia radicalmente il nostro sistema di governo fondato sul Parlamento. Tecnicamente è un vero sconvolgimento che ha l’effetto di indebolire le Camere e di prosciugare il Capo dello Stato nella sua figura di garanzia», dice in un’intervista a la Repubblica. Secondo Amato il Quirinale è il più minacciato dalla riforma: «Se due cariche si siedono una davanti all’altra, l’una con mandato popolare l’altro senza, sarà la prima a essere preminente sulla seconda». Ma nel colloquio con Simonetta Fiori Amato si dice ottimista: «Penso che persone politicamente addestrate come Meloni scelgano alla fine soluzioni che le espongano a minori rischi. E quando capiscono che la ragione identitaria potrebbe condurli a un referendum preferiscono imboccare una strada più ragionevole». «Ma è possibile che in Parlamento non si riesca a convenire su un premierato alla tedesca?», si chiede l’ex premier. «In questo modo si potrebbe rafforzare la posizione del presidente del Consiglio senza modificare l’architettura di fondo del nostro sistema parlamentare». Poi arriva il pronostico: «Il testo come è stato approvato non avrà la maggioranza parlamentare dei due terzi. Quindi non potrà evitare il referendum confermativo. La vittoria del No diventerebbe una sconfitta politica che pare davvero imprudente subire. Diversamente, un disegno di legge approvato all’unanimità o quasi non esporrebbe a quel rischio che ha colpito in passato Berlusconi e Renzi». Parlando dell’Autonomia, invece, «se passasse anche quella riforma, avremmo un’Italia squilibrata da più punti di vista. Allo squilibrio istituzionale si aggiungerebbe un più accentuato squilibrio regionale, tra regioni iperfinanziate e regioni sottofinanziate».
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