Israele, nuova bufera su Netanyahu: «L’attacco di Hamas? Colpa delle proteste dei mesi scorsi contro il governo». Poi il passo indietro

Nuovo scivolone del premier sulle responsabilità per la strage del 7 ottobre. Benny Gantz lo striglia: «Una calunnia e un insulto allo Stato»

Benjamin Netanyahu ci è ricascato. Dopo lo scivolone di una settimana fa, quando aveva creato scandalo per aver scritto su Twitter che la responsabilità della strage di Hamas del 7 ottobre ricadeva tutta sui servizi segreti, il premier israeliano ha nuovamente avallato una ricostruzione del più grave attacco subito dal suo Paese da decenni tale da far pesare almeno parte della colpa sui suoi avversari interni. Come riporta Haaretz, Netanyahu ha lasciato intendere infatti in alcune dichiarazioni rese oggi che Hamas abbia colto i segnali di debolezza di Israele a causa dei massicci appelli circolati nei mesi scorsi tra i riservisti a non rispondere ad eventuali chiamate in polemica contro la riforma della giustizia brandita dal governo di ultradestra. Mentre si profila lo spettro di una futura commissione d’inchiesta su chi e cosa abbia permesso a Hamas di colpire indisturbata con tale violenza nel sud del Paese, insomma, Netanyahu ha lasciato intendere che le indagini dovranno concentrarsi anche sugli effetti del rifiuto dei riservisti di prestare servizio nell’Idf nelle settimane e mesi precedenti il 7 ottobre. Frasi incendiarie, se pronunciate nel momento in cui migliaia di riservisti sono al fronte per condurre una delle guerre più delicate che Israele abbia mai dovuto combattere: ai fronti, anzi, considerato che oltre quello nella Striscia di Gaza ce n’è un altro al momento a bassa intensità ma preoccupante, quello al confine nord con il Libano. Non a caso a scagliarsi contro il premier per il suo nuovo azzardo pubblico è stato presto Benny Gantz, l’ex capo di Stato maggiore richiamato in fretta e furia da Netanyahu dentro al gabinetto di guerra d’emergenza, nonostante la rivalità e le distanze politiche che li hanno visto fronteggiarsi nei mesi scorsi, anche e soprattutto su quella riforma. «I riservisti sono impegnati e la mobilitazione straordinaria dell’intera società israeliana sono la risposta schiacciante a tutti i nostri nemici. Sottrarsi alle responsabilità e calunniare in tempo di guerra è un insulto allo Stato. Il Primo Ministro deve ritrattare in modo chiaro e inequivocabile le sue parole», ha attaccato su X Gantz, riecheggiando la richiesta di tornare sui suoi passi già avanzata la scorsa settimana. Durissima la presa di posizione anche del gruppo Brothers and Sisters in Arms, un’associazione di riservisti che ha avuto un ruolo cruciale nel sostenere le proteste pro-democrazia dei mesi scorsi, e dopo il 7 ottobre nel dare manforte alle comunità colpite del sud, che ha parlato di una «coltellata nella schiena nel bel mezzo della guerra» da parte del premier. Coma la scorsa settimana, anche in questo caso Netanyahu nell’arco di poche ore non ha potuto che riconoscere di averla combinata grossa, troppo grossa. E così in serata è arrivata un breve tweet con l’intento di rimettere a posto i cocci e chiudere le polemiche: «Hamas ha iniziato una guerra contro di noi perché vuole ucciderci tutti, e non a causa di qualche conflitto tra di noi. Hamas sbaglia e pertanto verrà eliminato. Solo insieme vinceremo». Parole queste sì condivise e rilanciate da Gantz: «Tutti insieme, l’intera società israeliana, vinceremo». Ma il nervosismo di Netanyahu e le fratture all’interno dell’improvvisato gabinetto di guerra appaiono ancora una volta evidenti.


Leggi anche: