Crosetto sui militari italiani in Libano: «Il discorso del capo di Hezbollah mi ha tranquillizzato, ma abbiamo una nave a Cipro per portare via tutti»

Il titolare della Difesa spiega i nuovi investimenti: «Acquisteremo missili e carri armati, chi si arruola oggi deve sapere che potrebbe andare in guerra»

Armi, missili e soprattutto carri armati. Sono gli investimenti previsti dal Documento programmatico pluriennale della Difesa che il ministro Guido Crosetto ha illustrato questa mattina alle omonime commissioni di Camera e Senato (Palazzo Madama riunisce insieme Esteri e Difesa). Ma nell’ambito della discussione, ha anche spiegato la sua valutazione, più ottimistica dell’inizio del conflitto nella striscia di Gaza, per quanto riguarda i pericoli che corrono i circa mille militari italiani impiegati nella missione Unifil in Libano.


I pericoli per la missione Unifil

«Il discorso di Nasrallah mi ha molto tranquillizzato. Il capo di Hezbollah ha lasciato chiaramente capire che non hanno interessi ad entrare nel conflitto. Le schermaglie in corso servono solo a tenere un po’ impegnato l’esercito israeliano», ha spiegato Crosetto. Il riferimento è al lancio contrapposto di missili e razzi al confine tra Libano e Israele dove è attiva la missione delle Nazioni unite con funzione di peace keeping. L’Italia ha contingente abbastanza numeroso e ha più volte guidato l’intervento. Sebbene il lancio contrapposto abbia colpito anche la base dove sono gli italiani, il titolare delle Difesa si dice ottimista: «Oggi in quell’area è importante avere una missione di pace, compatibile però con il fatto che no ci sia una escalation. Mai come oggi l’impegno ad evitare l’allargamento del conflitto unisce Occidente e Medio Oriente e in Libano ci sono ancora le condizioni di sicurezza indispensabili per rimanere lì». Se il quadro cambiasse, la decisione di evacuare spetterà all’Onu. Ma l’Italia è comunque pronta a portar via i proprio cittadini, militari e non: «Abbiamo mandato una nave a Cipro per imbarcare chiunque ne abbia necessità, anche i nostri militari. Abbiamo approntato tutto, sperando che non accada nulla di grave».


Il riarmamento dell’Italia

L’audizione è stata dedicata principalmente all’illustrazione del Documento programmatico. Che prevede, per i prossimi anni, investimenti soprattutto per l’Esercito, con la «prosecuzione dell’ammodernamento della missilistica e di quella terrestre (Ariete e Leopard 2) oltre all’avvio di programmi a livello europeo». L’industria bellica, ha aggiunto il ministro, «rappresenta un asset per il paese, per la sua sovranità» ed è quindi necessario «condividere con i cittadini le esigenze militari, per aumentare la consapevolezza delle scelte svolte. Bisogna superare l’idea che le spese per la Difesa siano solo un costo e non un valore». Anche perché, ammette Crosetto, il quadro è cambiato: «In passato avevamo concordato di ridurre le forze armate, facevamo di fatto solo peace keeping. Ora ci siamo resi conto che questo non basta, ma il cambio di prospettiva ha preso tutti di sorpresa. L’occidente ha una difficoltà industriale a supportare l’Ucraina, non la Russia che ha sempre tenuto alta la sua produzione militare». Anche per questo, aggiunge il ministro, è importante “escludere le spese militari dal patto di stabilità».

I nuovi militari

Nell’ottica del cambiamento di prospettiva globale è stato pensato anche il nuovo investimento sulle forze terrestri: «Aumentiamo l’investimento sui carri, perché se abbiamo Marina ed Aeronautica tutto sommato ben messe, l’Esercito va aggiornato prima di tutto sul piano degli armamenti. Con la Nato abbiamo preso l’impegno di mettere a disposizione tre brigate, ma ci siamo resi conto di non avere i mezzi per farlo». Non è solo un problema di armamenti, però: «Chi si arruola oggi ha di fronte maggiori pericoli di chi sceglieva questa carriera anche solo sei anni fa. I militari che arruoliamo ora devono sapere che potrebbero andare in guerra – spiega Crosetto – Sei anni fa il massimo di rischio era andare ad Herat in Afghanistan, non sappiamo se sarà così in futuro. E in ogni caso, nei corpi speciali pronti h24 non ci può essere un sessantenne, come avviene oggi». Tutto questo e non solo, ha chiosato il ministro, fa parte delle spese della per la difesa, che, per quanto riguarda il personale non possono seguire le classiche logiche del pubblico impiego.

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