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Il ritorno di Insinna al posto di Pino Insegno, la Rai richiama i big: le voci sui palinsesti

07 Novembre 2023 - 17:40 Massimo Ferraro
Le indiscrezioni del Corriere della Sera sulla nuova stagione. Il dg Rossi difende il conduttore di Un Mercante in Fiera: «A tutti serve tempo»

La prima Rai del governo Meloni non sta portando i risultati sperati. L’emorragia di giornalisti e conduttori iniziata quest’estate, da Annunziata a Fazio, da Mannoni a Berlinguer, non si è ancora esaurita e l’ultimo ad aver salutato viale Mazzini è Corrado Augias. Ma l’amministratore delegato Roberto Sergio e la sua squadra avevano lavorato per riempire i palinsesti, spostando i programmi storici, prevedendone di nuovi e definendo dei ritorni. Su tutti, quello di Pino Insegno a Il Mercante in Fiera, una decisione che finora non ha pagato. E se il direttore generale Giampaolo Rossi, oggi in conferenza stampa invitava alla calma – «a tutti serve tempo» – negli uffici Rai già circolerebbero i nomi per la prossima stagione, spiega il Corriere della Sera, con l’obiettivo di evitare gli errori commessi solo pochi mesi, quando la dirigenza ha chiuso la programmazione in poco più di un mese.

La Rai del 2024

La marcia indietro più rumorosa sarebbe quella sul nome del conduttore de L’Eredità. In un primo momento l’azienda aveva pensato a Pino Insegno che, dopo il ritorno con Il Mercante in Fiera, avrebbe dovuto sostituire Flavio Insinna da gennaio su Rai 1. Ma ora pare che, visti i risultati tutt’altro che soddisfacenti del preserale di Rai 2. Così ora sembra che al timone de l’Eredità rimarrà proprio Insinna per evitare brutte sorprese, considerato anche che sul programma la Rai non può decidere da sola ma deve concordare le scelte con Banijay, che è proprietaria del format. Ricostruzione smentita dalla Rai poche ore dopo le indiscrezioni del Corriere, con viale Mazzini che assicura di non aver preso ancora una decisione: «Qualunque sia non è stata presa, lo decideremo entro novembre insieme a Banijay». E il diretto interessato che ad Adnkronos ha allargato le braccia: «Parole in libertà di qualcuno, io non ce la faccio più a sentirvi». Per sostituire invece l’ultimo conduttore ad andarsene, Augias, l’ad starebbe pensando allo scrittore Alessandro Baricco, che potrebbe occupare lo stesso spazio televisivo nella programmazione di Rai 3. Un altro ritorno rumoroso è quello di Massimo Giletti, dopo i trascorsi su La 7 e la chiusura di Non è l’Arena. Il conduttore dovrebbe occuparsi in una prima fase degli eventi legati alle celebrazioni della radio e della tv e da aprile avere un suo contenitore per le inchieste giornalistiche su Rai 1. A riempire un’altra casella rimasta vuota, quella di Antonio Di Bella che è andato in pensione ma potrebbe ora accasarsi su La 7, dovrebbe arrivare Giovanni Minoli con La storia siamo noi. E di ritorno in Rai dovrebbe esserci anche Renzo Arbore, a cui verrebbe affidato un programma tutto nuovo su Rai 2.

Rossi: «Sopravvivremo all’addio di Augias»

Il direttore generale Rai Giampiero Rossi, durante l’audizione alla Camera in commissione cultura, ha parlato dell’addio di Augias, degli obiettivi dell’azienda e ha risposto anche a una domanda sul futuro del programma di Pino Insegno. «Dispiace molto che Augias abbia deciso di trasferirsi su La 7», ha detto il manager, «ma nella storia della Rai ce ne sono stati molti di addii, a partire da quello di Pippo Baudo. E se la Rai è sopravvissuta all’addio di Baudo sopravviverà anche a quello di Augias. Dispiace che decisioni come questa, che sono state spesso dettate da scelte personali e anche economiche, siano state accompagnate da commenti spesso ideologici». Secondo Rossi poi, non c’è un problema ascolti in Rai: «Ci occupiamo di 12mila dipendenti, non di salvaguardare il suo stipendio», con un passaggio poi sule polemiche per il rendimento di alcune trasmissioni, «non possiamo giudicare i programmi dopo due puntate: gli ascolti si giudicano sulla base delle abitudini nel tempo e il tema vero è costruire l’abitudine alla fruizione. In generale su questo tema noto un dibattito surreale e strumentale».

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