Blitz antimafia tra Palermo e New York, 16 arresti. Il giro di estorsioni e i consigli del vecchio boss: «Meno violenza e pizzo più basso»

Francesco “Frank” Rappa, 81 anni, era stato incarcerato negli anni Settanta negli Stai Uniti e poi di nuovo in Italia: ora sarebbe stato intercettato al telefono con il clan Gambino

Metodi più accomodanti per garantirsi un giro d’affari più facile da gestire. Un’indagine tra le due sponde dell’oceano ha portato all’arresto in Italia di 6 persone da parte della Procura di Palermo e contemporaneamente di altre 10 a New York per mano dell’Fbi. L’inchiesta ha portato allo smantellamento di un notevole giro d’affari grazie a una sistema di estorsioni su numerose attività economiche del mondo della ristorazione. E uno dei protagonisti di questa vicenda, secondo gli investigatori, è il vecchio capomafia di Borgetto Francesco “Frank” Rappa, 81 anni e diverse condanne alle spalle per un grosso carico di eroina e associazione mafiosa. Ritenuto un padrino di Cosa nostra della vecchia scuola, dopo la sua ultima scarcerazione Rappa è stato intercettato al telefono con alcuni componenti del clan newyorkese dei Gambino. Per la sua esperienza, “Frank” viene ritenuto dalla mala un prezioso alleato, e nelle conversazioni con i boss statunitensi il vecchio padrino dà consigli sulle strategie da adottare per allargare il giro d’affari, rimanere sotto i radar delle magistratura e mantenere in piedi il sistema di racket. Rappa consiglia ai cugini di far pagare meno agli esercenti e di adottare metodi meno violenti.


Chi è Frank Rappa

Francesco Frank Rappa oggi ha 81 anni e ha una lunga storia legata a Cosa nostra. Come ricostruisce La Repubblica, mel 1971 fu arrestato a New York per il ritrovamento di 82 chili di eroina nascosti dentro una Cadillac imbarcata a Genova, e successivamente negli anni Novanta e nel 2004 è finito in manette in Italia con l’accusa di associazione mafiosa perché ritenuto reggente della famiglia di Borgetto, nel Palermitano. Ora è finito nuovamente sotto la lente della magistratura per le sue chiacchierate con i clan newyorkesi, i cosiddetti “scappati”, ossia le famiglie sopravvissute alla guerra di mafia con Totò Riina e costrette a rifugiarsi Oltreoceano. Nel 1979 indagò su di lui anche il capo della squadra mobile di Palermo Boris Giuliano, che pochi mesi prima di essere ucciso stava cercando di delineare la rete di contatti tra la mafia siciliana e quella statunitense. E oggi, quarant’anni dopo, alla direzione dello Sco – il Servizio centrale operativo della polizia di Stato – che sta indagando su Rappa c’è Alessandro Giuliano, figlio di Boris, poliziotto di lungo corso. Il provvedimento di fermo che ha portato agli arresti è stato adottato dal procuratore capo Maurizio de Lucia, dalla procuratrice aggiunta Marzia Sabella e dal sostituto Giovanni Antoci.


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