I racconti dell’orrore negli attacchi del 7 ottobre, tra omicidi, vilipendi di cadavere e stupri di gruppo

I lavori della polizia israeliana riportati su Haaretz: tra interrogatori sui fermati, video e il resoconto delle squadre di recupero Zaka

La polizia israeliana sta raccogliendo le testimonianze sulle violenze sessuali e sugli abusi commessi dai terroristi di Hamas durante gli attacchi del 7 ottobre. Secondo quanto emerso dalle indagini sui blitz nei vari kibbutz i miliziani volevano prendere il controllo di una città o dei centri per un periodo di tempo considerevole. Non solo, a seguito delle azioni, volevano piazzare delle mine nelle zone colpite. Piani falliti per via degli scontri avuti, fin da quasi subito, con le forze di sicurezza.


«L’hanno violentata in gruppo, le hanno sparato in testa e hanno fatto poi a pezzi il cadavere»

Nei giorni scorsi, secondo quanto riferisce Haaretz, una testimone oculare ha raccontato alla polizia di aver assistito allo stupro di gruppo e all’omicidio di una giovane donna che si nascondeva dai terroristi. Il testimone ha raccontato che uno degli stupratori ha sparato in testa alla giovane donna e che diversi terroristi hanno mutilato il suo corpo. Finora, le prove evidenti dei crimini sessuali provengono dai resoconti di membri di Zaka, l’organizzazione di volontari ultraortodossi che aiuta a recuperare e identificare i corpi. Nei loro recuperi si sono spesso imbattuti in corpi di donne decedute, nude e con sopra segni di brutalità e abusi.


L’incrocio tra foto, video e sospettati dei massacri

Centinaia di sospettati dei massacri sono attualmente nelle mani del servizio di sicurezza Shin Bet e della polizia. Secondo fonti di polizia citate dalla testata israeliana la maggior parte dei sospetti ha ammesso il proprio ruolo nelle atrocità, mentre alcuni hanno negato. Lo sforzo di collegare i sospettati a crimini specifici è ostacolato dal fatto che molti dei corpi non sono stati fotografati a causa delle loro condizioni e del caos che ha prevalso nei giorni seguenti all’attacco. Oltre alle testimonianze dei sopravvissuti, la polizia sta analizzando circa 50.000 file video per identificare i responsabili dei crimini. Sul campo è utilizzata anche la tecnologia di riconoscimento facciale.

Il comandante di una squadra Hamas e il permesso religioso di decapitare e uccidere bambini

Tra i sospetti in custodia allo Shin Bet c’è un comandante di squadra della Forza Nukhba di Hamas che ha guidato un attacco contro un avamposto militare e la comunità adiacente il 7 ottobre scorso. Una fonte della polizia ha dichiarato che il sospetto, che si è fotografato mentre profanava il corpo di un soldato, è responsabile dell’omicidio di 14 soldati, oltre che delle guardie della comunità e dei residenti. Durante l’interrogatorio l’uomo ha dichiarato di essersi addestrato per anni all’invasione e che ogni squadra che ha partecipato all’attacco aveva ricevuto ordini precisi sul proprio incarico. Ha detto che lui e i suoi uomini avevano ricevuto il permesso religioso di uccidere i bambini «perché sarebbero come soldati» e di decapitare «per seminare la paura tra gli israeliani». Nelle sue parole, riferisce la testata, non c’è alcun pentimento di ciò che ha fatto. Alla domanda su quale fosse la differenza tra gli atti che ha supervisionato e quelli dell’ISIS, ha risposto: «In termini di brutalità, non c’è differenza».

(in copertina foto EPA/HANNIBAL HANSCHKE)

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