Stupro di Palermo, lettera e raccolta firme contro Nunzia De Girolamo: «Ha trasformato la violenza in spettacolo»

L’accusa è di «violazione dei basilari principi della deontologia professionale». Nel mirino i servizi contro la vittima e alcune domande fatte in studio

Non basta il richiamo della commissione Pari opportunità di viale Mazzini e del sindacato dei giornalisti Rai, Nunzia De Girolamo, che nella sua trasmissione Avanti Popolo ha ospitato la ragazza vittima dello stupro di Palermo è finita nel mirino di attiviste, giornaliste e intellettuali. Una raccolta di quasi trecento firme è alla base di una lettera inviata all’attenzione della presidente Rai Marinella Soldi e a tutto il Cda, con in conoscenza il presidente Agcom Giacomo Lasorella e quello dell’Ordine dei giornalisti Carlo Bortoli.


Cosa non va: dalla modalità dell’intervista ai i servizi contro la vittima e i messaggi dei violentatori

Non è andata giù non la presenza della giovane in studio, ospitata il 31 ottobre in trasmissione, ma bensì il trattamento dell’argomento con il dibattito che ne è seguito. Si accusa una «violazione dei basilari principi della deontologia professionale nell’esporre una sopravvissuta alla spettacolarizzazione del proprio stupro e alla vittimizzazione secondaria cui si è assistito nel corso del programma», riporta Repubblica Palermo. Sotto accusa la lettura dei messaggi che i violentatori si sono scambiati l’indomani della violenza («così è uno schifo», «la carne è carne»). «Mi fa fatica leggerti queste frasi», aveva detto la conduttrice in studio. A pesare anche le interviste di palermitane e palermitani che a volto coperto incolpano la vittima di essersela andata a cercare. Anche le modalità di conduzione dell’intervista non sono piaciute, dal passato della ragazza, che ricordiamo vive in una località protetta, al ripercorrere la sera della violenza con domande come «Ma tu urlavi? Chiedevi aiuto?». «La ragazza – spiegano nella lettera inviata – è stata sottoposta con superficialità inaudita e lesiva della propria persona a reiterati e costanti episodi di colpevolizzazione e vittimizzazione secondaria, dal momento in cui è stata costretta ad ascoltare sia le intercettazioni degli stupratori, sia l’agguerrita vox populi dei social, riprodotta graficamente sugli schermi dello studio che, analizzati arbitrariamente e morbosamente i vestiti, gli usi e gli atteggiamenti della giovane, ne ha sancito la colpevolezza».


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