Usa: «Da Israele ok a due corridoi umanitari». I capi di Cia e Mossad a Doha per la liberazione degli ostaggi

Durante le pause umanitarie, il comando militare israeliano sospenderà tutte le operazioni. Un nuovo corridoio sarà attivato lungo la costa

Israele avrebbe accettato parzialmente la richiesta della Casa Bianca di pausa umanitaria dai combattimenti per almeno tre giorni. Secondo il portavoce del consiglio per la sicurezza nazionale americana, John Kirby, il governo israeliano si è detto d’accordo a concedere l’apertura di due corridoi umanitari dal Nord al Sud di Gaza, con un primo già aperto finora e un altro da avviare lungo la costa. I corridoi saranno attivi per circa quattro ore al giorno, con un preavviso di tre ore. Israele avrebbe assicurato alla Casa Bianca che durante la pausa umanitaria saranno sospese tutte le operazioni militari.


L’esercito israeliano vicino al quartier generale di Hamas

Le operazioni dell’Idf nel nord della Striscia proseguono senza sosta. Conseguendo secondo quanto annunciato un nuovo risultato militare: la «presa» del quartier generale di Hamas a Gaza City, vicino all’ospedale Shifa. Lo ha fatto sapere il portavoce militare dell’esercito israeliano, secondo il quale nell’irruzione sarebbero stati uccisi 50 terroristi. Quello conquistato in queste ore è considerato il «cuore delle attività di intelligence e operative di Hamas», dal quale secondo Israele sarebbero stati ideate e preparate le operazioni di Hamas per l’assalto del 7 ottobre. Il blitz per sottrarlo a Hamas sarebbe avvenuto con un’irruzione sul terreno dei soldati, supportati dall’aviazione e delle forze speciali. Questa mattina l’Idf aveva invece annunciato di aver ucciso in un attacco aereo Ibrahim Abu-Maghsib, a capo dell’unità missili anti-tank della brigata centrale di Hamas a Gaza. «Nell’ambito dell’assistenza alle forze di terra impegnate nella striscia, la marina israeliana – ha spiegato il portavoce dell’esercito Avichay Adraee – ha colpito postazioni di lancio di missili anti-tank usate da Hamas per colpire le truppe dentro la striscia».


Le trattative diplomatiche su ostaggi e aiuti umanitari

Nel frattempo però continuano nella massima riservatezza, ma anche con un apparente peso crescente, i negoziati tra i rappresentati dei principali Paesi coinvolti per trattare una possibile tregua limitata delle ostilità in cambio della liberazione di ostaggi israeliani detenuti a Gaza. Ieri erano circolate voci insistenti su un’intesa possibile tra Israele e Hamas, mediata da Egitto e Qatar, per la liberazione di «10-15 ostaggi» in cambio di un cessate il fuoco di 2-3 giorni. Notizia smentita da Israele. Oggi si apprende che i capi dell’intelligence Usa e di quella israeliana – William Burns della Cia e David Barnea del Mossad – sono a Doha per portare avanti i negoziati relativi a un possibile accordo temporaneo, i cui dettagli non sono noti. In Qatar dovrebbe essere giunto, o in arrivo in queste ore, anche il generale libanese Abbas Ibrahim, già a capo dei servizi segreti di Beirut e tuttora – pur in assenza di incarichi formali – capo negoziatore nelle più importanti trattative di sicurezza tra Paesi mediorientali e occidentali, vantando solidi rapporti sia con l’Iran che con gli Usa, il cui inviato speciale americano Amos Hochstein avrebbe incontrato nei giorni scorsi a Beirut. Sul fronte diplomatico, in Europa, è in corso invece a Parigi la conferenza umanitaria su Gaza voluta dall’Eliseo. «Nell’immediato dobbiamo lavorare sulla protezione dei civili. Per questo abbiamo bisogno di una pausa umanitaria molto rapida, e dobbiamo lavorare per un cessate il fuoco», ha detto in apertura della conferenza il presidente francese Emmanuel Macron.

L’avanzata di Israele su Gaza

Dopo dieci ore di combattimenti, oggi – giovedì 9 novembre – la fanteria dell’Idf ha annunciato di aver preso il controllo della roccaforte di Hamas nel nord della Striscia. Ora a controllare la postazione, conosciuta come «avamposto 17» è la Brigata Nahal. Secondo quanto riferito dall’esercito israeliano, sono «decine» i miliziani palestinesi uccisi nella battaglia. L’area conquistata in queste ore dall’Idf si trova vicino al campo profughi di Jabalia. Secondo le stime del ministero degli Interni palestinese, sono almeno 19 le persone uccise durante l’offensiva israeliana soltanto nella giornata di ieri. L’Idf ha annunciato poi che oggi, giovedì 9 novembre, Israele aprirà nuovamente al traffico la strada Salah-al-Din per permettere l’evacuazione dei civili palestinesi da nord a sud. Nei giorni precedenti il corridoio è stato aperto solo per quattro ore. «Non ascoltate quello che dicono i leader di Hamas dai loro alberghi all’estero o dai sotterranei che hanno organizzato per sé e per i loro familiari», avverte Adraee. «Per la vostra sicurezza, spostatevi a sud, oltre Wadi Gaza».

Il bilancio aggiornato dell’attacco del 7 ottobre

Continuano ad aumentare intanto anche le vittime tra le fila dell’esercito di Tel Aviv. L’Idf ha annunciato infatti la morte del 29enne Eliahou Elmakayes, che porta a 32 il bilancio aggiornato dei soldati israeliani morti nel conflitto. Nelle scorse ore le autorità di Gaza hanno reso noto anche il bilancio del bombardamento di domenica scorsa sull’ospedale Nasser, sempre nella Striscia. Secondo il ministero della Sanità sono otto le persone morte nell’attacco israeliano. A essere aggiornato proprio in queste ore è anche il bilancio del massiccio attacco di Hamas sferrato contro Israele lo scorso 7 ottobre, che ha dato il via all’escalation militare di queste settimane. Secondo la polizia, sono 845 i civili israeliani morti nel massacro.

L’appello dell’Onu

Anche l’Onu torna a farsi sentire. E lo fa con le dure parole dell’Alto commissario per i diritti umani Volker Türk, che accusa sia Hamas sia Israele di essersi macchiati di crimini di guerra. «Le atrocità perpetrate dai gruppi armati palestinesi il 7 ottobre sono state terribili, brutali e scioccanti: sono stati crimini di guerra, così come lo è la continua detenzione di ostaggi», ha affermato l’alto commissario delle Nazioni Unite. Allo stesso tempo, ha precisato Türk, «anche la punizione collettiva da parte di Israele dei civili palestinesi costituisce un crimine di guerra, così come l’evacuazione forzata illegale dei civili». Le parole dell’alto commissario Onu arrivano all’indomani della visita al valico di Rafah, definito una simbolica àncora di salvezza per le oltre due milioni di persone intrappolate a Gaza. Un’ancora di salvezza che è però ancora «ingiustamente e scandalosamente debole», ha precisato Türk.

Cessate il fuoco

L’alto commissario Onu ha quindi esortato entrambe le parti ad accettare un cessate il fuoco sulla base di tre imperativi in materia di diritti umani: la fornitura di aiuti a Gaza, il rilascio degli ostaggi da parte di Hamas e l’attuazione di «una fine duratura dell’occupazione basata sui diritti dei palestinesi e degli israeliani all’autodeterminazione e ai loro legittimi interessi di sicurezza».

Credits foto: EPA/Mohammed Saber | Le operazioni militari dell’esercito israeliano nel nord della Striscia di Gaza

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