Padova, sulle famiglie arcobaleno dietrofront della procura. Il caso alla Consulta: «Ma gli strumenti ci sono già»

A giugno scorso aveva deciso di impugnare gli atti di nascita di 33 bambini e bambine, figli di coppie di due madri, registrati dal 2017 fino ad oggi. La presidente della Famiglie Arcobaleno a Open: «La Corte si è però espressa più volte»

Sull’impugnazione dei 33 atti di nascita di figli con due madri, la procura di Padova ha cambiato la propria posizione. Quest’ultima ha infatti aderito oggi alla questione di incostituzionalità avanzata dai legali delle coppie omogenitoriali, ritenendo opportuno che la Consulta torni ad ad esprimersi sulla questione. Lo hanno riferito i legali che difendono le mamme gay, all’uscita del primo giro di udienze davanti al Tribunale civile. «Il cambio di approccio della Procura è un fatto positivo ma restiamo convinti che quei ricorsi non andassero fatti nel rispetto della vita famigliare dei bambini e che il Tribunale di Padova a nostro avviso avrebbe già adesso gli strumenti per rigettare i ricorsi e confermare la correttezza dell’operato del Comune di Padova», ha detto a Open Alessia Crocini, presidente della Famiglie Arcobaleno.


A questo punto la Corte Costituzionale potrebbe decidere di intervenire, «visto il monito – spiega la legale Susanna Lollini, che difende due delle mamme padovane – della sentenza 32 del 2021, rimasto inascoltato». Dopodiché, spetterà al Tribunale civile «ma – ribadisce l’avvocata – il fatto che la Procura abbia aderito a sollevare la questione di costituzionalità è rilevante, anche per il Tribunale. Io – continua – ho anche insistito molto sulla inammissibilità di questi procedimenti perché se il Tribunale dovesse ritenere che queste procedure sono tutte inammissibili, Consulta o non Consulta, potrebbe decidere che la questione si chiude qui», conclude Lollini. In sintesi, la Procura – ammettendo un vuoto legislativo – ha invitato i giudici a rinviare il caso alla Consulta affinché, quest’ultima, si pronunci sulla questione. Per Crocini, la Corte si è però espressa più volte sul bisogno di un intervento del Parlamento e di una legge per le famiglie omogenitoriali, «Ma in un paese in cui il Parlamento è fermo chi li tutela nel frattempo questi bambini?», si chiede la presidente delle Famiglie Arcobaleno.


Il caso

La procura di Padova, in base al decreto del ministro Piantedosi, a giugno scorso ha deciso di impugnare per «illegittimità» gli atti di nascita di 33 bambini e bambine, figli di coppie di due madri, registrati dal sindaco Sergio Giordani dal 2017 fino ad oggi. In quell’occasione, l’ex procuratrice Valeria Sanzani, che ha messo la firma sulle impugnazioni, ha chiesto la modifica del certificato di nascita attraverso la «cancellazione» del nome della madre non biologica e la «rettifica» del cognome attribuito alla figlia, tramite il depennamento di quello della “seconda mamma”. «Io sono tenuta a far rispettare la legge e con l’attuale normativa non posso fare altro», era il messaggio di Sanzani, ora in quiescienza . 

Il comune non si è fermato con le registrazioni

Il Comune di Padova ha proseguito in questi mesi a registrare i figli di coppie omogenitoriali, nonostante l’impugnazione degli atti. Quattro coppie, l’ultimo caso risale a circa 40 giorni fa. A renderlo noto è stata l’Associazione Mamme Arcobaleno, che ha dato vita – davanti al Tribunale civile – ad un sit-in con bandiere e cartelli, dove sono stati inoltre letti a voce alta i nomi dei bambini di tutte le coppie di donne che dovranno comparire davanti ai giudici. Nella giornata di oggi questi ultimi hanno solo ascoltato le parti, non hanno preso decisioni ed è possibile che il Tribunale voglia arrivare a sentenza una volta vagliate tutte le procedure di impugnazione firmate dall’ex procuratrice.

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