Amina Milo è ancora in Kazakistan: ignota la data del rientro. Accusato di frode il suo avvocato: «Una vendetta»

Due settimane dopo la sua liberazione, la 18enne è ancora nel paese asiatico insieme alla madre

Il 2 novembre scorso, dopo 116 giorni di detenzione, era stata liberata e in un breve messaggio aveva espresso tutta la sua gioia. Da allora, due settimane dopo, Amina Milo Kalelkyzy è rimasta bloccata in Kazakistan, senza una data certa per il suo rientro in Italia e con il suo avvocato accusato di frode da uno degli agenti di polizia che, secondo le indagini, partecipò al sequestro della giovane con fini di riscatto. Sedici giorni chiusa in un appartamento di Astana dove la 18enne sarebbe stata vittima di soprusi fisici e psicologici, costretta a guardare video di torture e uccisioni e subendo anche un tentativo di stupro, respinto con la forza e la minaccia di un coltello che la giovane era riuscita a impugnare. Due settimane e la sensazione, il timore, che la vicenda non si sia ancora conclusa. E se per Amina l’incertezza del ritorno può essere agitata come uno strumento di pressione sulla famiglia, è il suo avvocato ora a essere finito nel mirino. «A qualcuno non è piaciuto che io abbia difeso gli interessi della cittadina italiana e ora vogliono farmi passare per un criminale», denuncia su TikTok Alibek Sekerov, «vogliono vendicarsi di me sono sorpreso di sapere di essere sospettato di frode nella vicenda di Amina sembra tutto organizzato per mettermi pressione psicologica ed espormi alla società come un criminale, ma io andrò sempre alla ricerca della verità».


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